A Marcello e Claudia in ricordo di giorni bellissimi.
I
Finalmente è arrivato il giorno della partenza!
Io e mia sorella partiamo per il tempio di Shaolin.
Il nostro maestro, master Liu, ha organizzato per noi una settimana presso la scuola TaGou a Shaolin per approfondire la nostra pratica del kung fu.
Wow! Mi sento già un kung fu master!
Il mio zaino è ben organizzato, con poche cose, l’essenziale: un cambio, un pigiama, spazzolino, due libri di Bruce Lee e una torcia elettrica.
Mia sorella, Claudia, come il solito porta cento cose: magliette colorate, fermacapelli, creme…
«Il maestro ha detto di portare poche cose.» Le dico cercando di rimettere nel cassetto un paio di magliette.
«I fermagli sono per i capelli, rimetti qui le maglie, mi servono per andare a cena!» Grida lei.
«Stiamo andando in una scuola, Claudia, ci daranno una divisa! Dubito che metterai le tue magliette.»
«Marcello, io sono una femmina e le femmine si cambiano quando vanno a cena.»
Ci rinuncio. La conversazione finisce lì. So già che mi metterà in imbarazzo con i miei amici: è l’unica femmina!
Claudia ama fare kung fu, in poco tempo è diventata una delle più brave. Il maestro vede in lei un grande talento e il suo coraggio è incredibile; così ha deciso di inserirla nel gruppo di Shaolin.
Domenica scorsa, durante l’ultima lezione in palestra, master Liu ci ha radunato: io, Claudia, Bruno di Taiwan che studia kung fu da tre anni, e Andrew un americano molto bravo. Ci ha fatto sedere in cerchio e ci ha fatto le sue raccomandazioni dicendo:
«Alla scuola di Shaolin si lavora duro, si fa fatica, s’impara l’umiltà e il rispetto per l’avversario. Dovrete aiutarvi e sostenervi a vicenda. Sarà un’esperienza indimenticabile, siete pronti?»
In coro abbiamo risposto: «Sì!»
Questa mattina devo ammettere che un po’ di quel coraggio mi manca.
La mamma ci saluta, ci raccomanda di telefonare, di mangiare, di non prendere freddo, devo curare mia sorella e cercare di non farmi male. Salgo sul pulmino che ci porta alla stazione. Claudia canta, Bruno e Andrew, come me, guardano pensierosi fuori dal finestrino.
Il treno parte alle 9:47 dalla Stazione Ovest di Pechino, noi arriviamo alle 8:45, un’ora di attesa!
La grande sala d’aspetto è gremita, piena, pienissima di persone, come solo in Cina può essere piena una stazione.
C’è gente di tutti i tipi: viaggiatori distinti e puliti con la valigetta, turisti stranieri con enormi zaini colorati, gente scalza e sporca che trascina degli enormi sacchi di riso o farina.
Un gruppo di tre cinesi, malvestiti e con il viso cotto dal sole, ci osserva con insistenza. Probabilmente vengono dalla campagna, e non sono abituati a vedere stranieri; siamo un’interessante alternativa al video pubblicitario che grida da una televisione appesa la muro.
Il nostro treno è bellissimo, moderno, pulito, sembra uno di quei treni sui quali ho viaggiato in Giappone. Resto stupito, non che mi aspettassi un treno di legno con le galline, ma nemmeno un treno così nuovo.
«Evviva!» Esulta Claudia. Saliamo e ci sediamo: Bruno ed io davanti, Claudia dietro vicino a master Liu e Andrew.
Per tutto il viaggio, quasi sei ore, Andrew e Claudia tempestano di domande master Liu, cercando qualche anticipazione su quello che ci aspetta.
«Faremo lezione nel tempio?»
«No, c’è una scuola vicino al tempio, la scuola di TaGou, è la più famosa della Cina. Il tempio è proprio lì vicino circondato da un grande parco.»
«Studieremo con te?»
«I primi giorni vi farò lezione io, poi vi lascerò con un maestro della scuola, un mio amico. Alla fine della settimana ci sarà un test e sarete giudicati dalla commissione della scuola.»
Pensierosi ci guardiamo, nessuno aveva parlato di test!
Bruno scuote la testa: «Lo sapevo che c’era la fregatura!»
«Pensavi di andare in vacanza!» Ride master Liu.
Proprio davanti a noi, seduti al contrario ci sono dei ragazzi con una maglietta gialla, un’uniforme di una scuola di arti marziali: WuShu Martial Arts School, leggo sulle maglie.
Li osservo cercando di non farmi notare, ma mi accorgo che ci stanno fissando e che parlano di noi; in particolare sono incuriositi dalla mia borsa della scuola di TaGou. Uno di loro mi sta indicando e ride. “Forse conoscono la scuola dove sto andando, ma perché ridono?” penso.
Sono quasi dieci anni che vivo in Cina, so che ridere è il modo per i cinesi di nascondere l’imbarazzo, ma quei ragazzini mi stanno prendendo in giro.
Faccio per alzarmi, ma la mano del maestro sulla spalla mi blocca:
«Lasciali stare Marcello, vogliono solo litigare.»
«Perché? Non li conosciamo nemmeno?»
«Hanno visto la tua borsa della scuola di TaGou e vogliono sfidarti.»
«Sfidarmi?»
«La TaGou è la scuola di kung fu più forte della Cina, nessuno è mai riuscito a batterla. Tutti ne hanno rispetto, ma al contempo sono invidiosi, e non perdono occasione per sfidare i suoi studenti.»
«Wow! Allora siamo i più forti.»
«Gli studenti della scuola sì. Tu, Andrew, tu non hai ancora iniziato a frequentarla…Vedremo tra una settimana!»
«Master Liu, tu sei invincibile?»
«Ricordatevi che lo scontro è sempre da evitare, a Shaolin imparerete a difendervi e ad attaccare, ma soprattutto ad avere il controllo del vostro corpo, dei vostri movimenti, e della vostra mente.»
Detto ciò il maestro si appisola, o fa finta di dormire, e comunque ha chiuso gli occhi mettendo fine alla conversazione.
I ragazzi di fronte continuano a guardarci, uno di loro alza la mano in segno di saluto, ricambio con un cenno e poi mi appoggio al sedile e chiudo gli occhi.
“Controllo della mente” penso, ma poi mi addormento.
[continua]