altrimenti farò della mia
fragilità
una forza
per scuotere questo
cuore inevitabile
che non trova posto
neanche quando il cielo
si gioca in mare
lasciando le stelle
ad arrendermi
Un ritmo, il battere futuro
del ricordo
che già temo,
cacciando nell’angolo vita
che ancora non so.
Urlami cuore
di vivere, e insisti
E io con te
che non stai accanto
e mi sei dentro
di baci rubandomi
l’attimo
mentre arrossisce
***
a Giulio Regeni
Le parole vere
per Giulio
mi sono state strappate
Le cerco nel cassetto
che non si chiude,
per via del corpo di Giulio,
dell’urlo vuoto
che muore
Le cerco e anch’io sono
Giulio che muore
a falciate di realtà
trucidata, senza pietà –
***
Come muovere le mani
danzando, sbocciando
in gola note,
nei fianchi primavera.
(scritta ascoltando ‘Acid baby’ dei Radiodervish)
***
La casa dei ricordi
Sono tutt’occhi
rotelle
delle loro sedie
Stanno in fila gonfi
o ossuti, le labbra basse
le grinze curve
Alfonsine li saluta
tirando il carretto svuotato
per loro – pannoloni
pillole pomate –
E loro guardano la mula
come l’ultima presenza,
gli occhi tutti fuori
Poi rientrano,
occhi ritagli del passato,
ognuno su di sé
La mula ne racconterà
al fratello:
insieme al valzer danzato,
alla partita a carte,
alle storie ascoltate,
all’uncinetto.
Insieme all’immaginetta sacra,
a una foto sgualcita,
alle lacrime che pendono
alla saliva che rivola
dalle labbra.
Insieme alle mani
che tremando di ieri
schermiscono l’alba.
Da tutte quelle mani
pacate,
a una a una su di lei
le carezze: sconfitte
e gioie bimbe
(da: ‘I due muli, piccola saga’)