In copertina: illustrazione di Claudio Alciator
Premessa
Nel 2012 ho cominciato a scrivere poesie; dopo pochissimo tempo mi sono ricordato che anche mio nonno materno, Arturo Bonanni (in arte Arbon e/o Arni), aveva pubblicato negli anni Settanta due volumi di liriche. Il mio stupore è stato grande in quanto l’impulso a scrivere poesie non era dipeso assolutamente dal fatto che anche mio nonno ne avesse già scritte in precedenza. Ma le sorprese non erano finite: quando mia cugina Stefania (parente anch’essa da parte di madre) ha saputo della mia nuova passione, mi ha fatto sapere che anche lei da un po’ di tempo si dedicava, come hobby, alla poesia. E dunque erano già tre i poeti della nostra famiglia! In un momento successivo, poi, mia madre mi ha raccontato che tra i miei trisavoli, lo zio da parte di madre di mio nonno Arturo, altri non era che il poeta futurista Libero Altomare (all’anagrafe Remo Mannoni): e siamo a quattro! Ma non era finita qua; i miei tre nipoti, Eleonora, Federico e Laura (rispettivamente 13, 11 e 9 anni alla data di pubblicazione di questa antologia), forse ispirati proprio da me, hanno cominciato giovanissimi a comporre poesie; e lo stesso è successo anche al figlio di mia cugina, Andrea. Si è raggiunta, in questo modo, la quota ragguardevole di ben “otto” poeti appartenenti alla stessa famiglia!
A coronamento di questa carrellata di poeti consanguinei, ho voluto, poi, includere in appendice le poesie di un parente acquisito, zio Pino, che, pur non potendo definirsi propriamente poeta, si è comunque cimentato in tarda età nell’arte del comporre.
Claudio Zwyxo Alciator
Prefazione
Claudio Alciator propone un’antologia che comprende una selezione di liriche composte da ben otto “poeti” appartenenti alla sua famiglia, come a rappresentare un simbolico viaggio esistenziale-lirico che parte dal famoso trisavolo Remo Mannoni, in arte Libero Altomare, poeta futurista; passando dal nonno Arturo Bonanni, in arte Arbon-Arni; alla cugina Stefania Brechet e al figlio Andrea; fino a toccare i suoi tre giovani nipoti, Eleonora, Federico e Laura, per chiudere con Giuseppe Lasagna, un “parente acquisito”.
Da questi brevi cenni si può già intuire che ci troviamo al cospetto di una famiglia che “naviga” nel mondo della poesia, oltre al fatto che, senza dubbio, emerge prepotente il profondo legame che unisce una “famiglia”, il senso di appartenenza e la consapevolezza di nutrire la stessa passione per la Poesia, di generazione in generazione.
Claudio Alciator è il curatore di questa antologia poetica, e si capisce che il suo sguardo è affettuoso ed appassionato davanti a tale trama lirica che, tra passato e presente, si intreccia e plasma, attraverso le diverse esperienze esistenziali dei suoi familiari: il ricordo è amorevole, il sentimento è forte, le emozioni luminose, e l’ispirazione lambisce persino i tre giovanissimi nipoti.
Come a ripercorrere il percorso di Claudio Alciator, risulta inevitabile seguire il filo sotterraneo che unisce questa “famiglia di poeti” e partire da colui che ha dato inizio al cammino lirico, il trisavolo Remo Mannoni, in arte Libero Altomare, poeta futurista romano che, nel 1908, pubblica la sua prima raccolta di poesie, viene inserito nella rivista “Poesia” di Marinetti ed entra nel movimento futurista.
Le poesie di Libero Altomare sono intrise della sostanza stessa della concezione e rappresentazione futurista, con il suo vocabolario e le evidenze liriche, ma, in un secondo tempo, la critica al regime fascista porterà la sua visione poetica ad allontanarsi dal Futurismo e la sua poesia si aprirà a nuove illuminazioni e rivisitazioni: il desiderio che la notte “si prolunghi eterna”; l’insonnia come volontà di azione perpetua; il silenzio si fa “narcotico”; i rimorsi bruciano ed il dubbio penetra nel cuore; in lotta contro “l’agonia del tempo”, il poeta sente prepotentemente che “la cascata dei ricordi” deve essere preservata e custodita, ultimo atto di salvazione dalla fine d’ogni speranza.
L’antologia di questa “famiglia di poeti” ricorda anche il nonno Arturo Bonanni, in arte Arbon-Arni, che, negli anni Settanta, ha pubblicato due volumi di liriche.
Le sue poesie sono pervase di un forte senso religioso, sicuramente influenzato anche dal suo lavoro come segretario delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, ma si avverte la profonda passione per la poesia, sempre ispirata, capace d’intense meditazioni e fortemente percepita nell’animo.
La sua lirica è trasparente, avvolta dal silenzio dell’anima, ammantata di sacralità, in una dimensione sospesa nel tempo, mentre il cuore vive la speranza per “un domani migliore”, che si fa canto vitale, preghiera che s’innalza al cielo: il senso della vita vissuto nella Fede quando tutto svanisce velocemente e “permane sol l’amore”.
Il processo lirico conduce, quindi, al poeta Claudio Alciator, curatore dell’antologia, che già da alcuni anni, con immenso amore e grandi soddisfazioni, si dedica alla poesia ed ha già pubblicato una decina di sillogi e alcune raccolte poetiche.
Nella visione e nella concezione di Claudio Alciator scrivere poesia significa illuminare l’esistenza stessa svelando le realtà celate, gli sguardi e gli stati d’animo, riportarne le emozioni e le suggestioni: il poeta scrive “rimando / nei versi la vita”, come a contrastare lo scorrere inesorabile del tempo.
La genuinità della sua poesia, che nasce spontanea e sincera, non deve ingannare perché il poeta indaga le zone segrete dell’animo, penetra il sentimento, esistenziale e lirico, osserva con sguardo critico la realtà, sempre accompagnato da un insopprimibile desiderio di libertà.
Claudio Alciator è poeta che scrive con il cuore e la sua Parola è viva, pulsante e vibrante, capace di lasciare il segno sulla trama della vita.
Proseguendo nel percorso di questa antologia poetica, arriviamo alla cugina Stefania Brechet, psicologa e psicoterapeuta, che porta con sé un profondo amore per la poesia, grazie alla quale esprime l’universo emozionale, indaga i “sentieri nascosti” della vita, esplora i “sottili aneliti insondabili”, gli “sfuggenti tormenti” e i sentimenti che si disperdono nel “confuso labirinto”.
La volontà di offrire “ciò che custodisce dentro di sé” rivela come la poesia diventi atto liberatorio e v’è sempre una tensione lirica ad una dimensione superiore, che sia elevazione spirituale, superando le fragilità dell’essere umano che possono essere colmate solo dall’Amore: nel fluire di tale espansione lirica, nella “sospensione della mente”, v’è la tensione al disvelamento del mistero della vita.
Anche il figlio di Stefania, Andrea, si diletta a scrivere poesie, decisamente pervase di forte spiritualità, che riconducono ad un costante dialogo con Dio e, senza esitazione, decretano: “Dio è il mio cammino. Dio è il mio destino”.
Nell’ultima parte dell’antologia giungiamo, infine, ai tre giovani nipoti: Eleonora Alciator, tredici anni; Federico, di undici anni, e Laura di nove anni.
Sicuramente ispirati da Claudio Alciator, seppur giovanissimi, scrivono poesie con grande trasporto emotivo e dimostrano già di poter seguire le orme della “famiglia di poeti”.
Eleonora sente nel profondo dell’animo la vita che scorre, goccia dopo goccia, e ogni respiro, desiderio, preghiera diventano strumenti per indagare il mistero della vita, “che non è una favola”; Federico offre una poesia che rappresenta un canto di vita e speranza, unito al sentimento dell’amore che sovente divampa nelle liriche, e si fa preghiera, atto di Fede; e, infine, Laura, che ha cominciato da poco tempo a scrivere poesie, ma osserva e scruta la vita, traduce in versi le sue emozioni e percezioni con fedeltà e purezza d’animo.
In conclusione, si può dire che l’idea di Claudio Alciator, creatore e curatore di questa antologia poetica di “famiglia”, è senz’altro meritoria e mette in evidenza quanto sia importante vivere in una famiglia che, da generazioni, ama la poesia, ne percepisce la forza, si nutre della sua sostanza e lascia le sue liriche in eredità, come un dono della vita.
Massimo Barile
«Fratello, di che famiglia e di che tribù sei? Dimmelo, fratello»
(Tobia 5,11)