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Antologia del Premio letterario Il Club dei Poeti 2019

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Maria Colombo LGE

Una nascita

Un giorno di vento pungente, stasera.
Questo mio corpo in attesa
chiede una terra ospitale e amica,
uno slancio di tenerezza,
l’ardente desiderio di sole nelle strade,
ore feconde e fraterne
e il soffio vigoroso della bontà
– e sempre – mi appare mia madre.

Volteggiamo in cielo come piccole stelle
ritrovate e vigilanti
e il blu trasparente dei giorni
passati e degli attuali,
mi acceca di gioia.
Ancorate nel cuore stesso,
questi momenti di pura innocenza,
di grazia assoluta,
di raffiche di vento.
Ci ritroveremo tutti sull’isola madre.
Come dubitare della promessa?

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Stefano Di Pietro

Eroi

a Leonardo Antonio Maria

Ho visto eroi
piegarsi al tempo,
principesse invecchiare
e andare via.
Ho ascoltato il battito
di chi non è mai nato.
Ho stretto mani
che ora tremano,
incrociato sguardi
che ora non vedono.
Ero figlio
e mi ritrovo
padre,
a rincorrere
eroi,
principesse,
stringere mani,
incrociare sguardi
fino a salutarti
per l’ultima volta.
Ed allora anch’io
sarò Eroe.

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Dima Alexandra Corina

Da grande voglio essere mia madre

Occhi color fiume d’inverno
In mezzo a sassi azzurri e terra bruciata
Capelli come il cioccolato, fulvi e mossi
Leonessa che ruggisce al mattino
Ti amai al primo sguardo
Nella tua ribelle giovinezza
Da grande, dicevo, voglio essere mia madre
Forte e indistruttibile
E indipendente.
La prima parola che mi insegnasti
Non poteva che essere libertà
Tu odiavi ogni tipo di divieto
E amavi la vita colorata e rumorosa
E i tuoi occhi scintillanti e la pelle profumata
E le mani disegnate, le dita lunghe e affusolate
Ancor oggi uguale
Come se vent’anni fossero volati
Dentro a un soffio di sabbia
Sul continente che sogna.
E per te ogni desiderio era reale
Ogni sfida già una vittoria
E l’attimo valeva più del futuro
Ogni dolore era scritto sul tuo viso,
Nelle guance sotto gli occhi
E le lacrime me le nascondevi
Come se avessi potuto non guardarmi.
Ma adesso sei ancora più forte
La vita ti ha resa imbattibile
Ogni guaio é quasi prevedibile
I tuoi scudi non hanno antidoto
E tu ancora in piedi,
Troneggi sui ricordi e le sconfitte
E io ancora dico, da grande voglio essere mia madre.

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Paolo Ghidini

Il banchetto

1992

Amo la sera
che s’appoggia sulle fatiche
del giorno
che fu nostro.

Seduti sugli scalini
silenti
il sole passa
avanti
cade giù per terra
torna a casa
uscirà domani
mentre il nostro
unico cuore
lo saluta con le mani.

Si raduna
un tumulto d’emozioni
al banchetto
del tramonto.

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Valentino Izzo

Opera 3^ classificata

Mareggiate

Un caldo vento di libeccio
Prende a schiaffi il paesaggio invernale.

Le narici avide di iodio
Ingoiano ogni spruzzo.

Un dolce rimbombo
Ovatta ogni altro suono,
Mentre il sale
Asciuga le ferite e addolcisce il cuore.

Apro gli occhi
Ed è tutto un inseguirsi di bianco:
Spuma dietro spuma
Nuvola dietro nuvola.

Pensieri vuoti, uno dopo l’altro,
Rifluiscono nella risacca.

E non c’è più violenza negli elementi
Non più frastuono
Solo una pace bianca.

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Carlotta Merli

Genesi d’amore

Mia madre sguardo stanco,
nucleo d’infinito,
generata combattente di chimere,
limo fertile per cicatrici,
mani schive di sicurezze,
capelli intrisi d’aurora,
sorriso fresco di bambina.
Mia madre respiro assordante sui mali del mondo;
perdona l’abietto, biasimando sé stessa.
È forza primigenia della terra,
essenza imperitura d’umanità.
Dagli occhi padroni di cielo,
dall’amore eterno d’origine,
radice profonda di me
che son pioggia di vita per lei.

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Gabrio Neri

Glicine

In un pomeriggio
di primavera,
un glicine intorno
ad un antico
cortile.
ll suo
colore è vivace.
Il suo tronco carico di anni.
Il suo profumo è intenso.
Tutti lo ammirano
con stupore.
Rievocando
Il glicine,
speriamo in
un mondo di bellezza
e di gentilezza.

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Vanda Pirone

Neve

(l’amore caduco)

Arabeschi iridescenti,
sulla neve disegno,
che,
di eterno amore si tingono,
solo per un istante.

Fiocchi di bambagia,
lievemente si posano,
leggeri si sciolgono,
come candela la cera consuma,
e,
la luce si fa fioca,
svanisce, sparisce.

Bevendo lacrime di rimpianto,
e,
cristalli di felicità,
su un filo di neve,
senza lasciar traccia,
dell’anima resta,
la melodia di un respiro.

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Annalisa Potenza

Angelo senza ali

Amata creatura,
di albe di stelle in cieli remoti incastonate
sono luce i tuoi occhi,
portali per viaggi senza tempo
dove il pensiero è sospeso
e ogni senso è trasceso.
Di mondi sconosciuti tenui sospiri
dalla tua soave voce tralucono,
mondi dove non spira di conflitti il vento
e nessun cuore è in tormento
per odio o rancore.
Delicati tuoi canti dalla notte ispirati
d’intenso amore riempiono l’aere terreno,
e veleggiano nel cielo a interrogare la luna:
«Madre, quale il senso di questo cammino?».
Tace l’astro dal volto di perla,
ma il suo sguardo non mente
e sereno acconsente a indicare la via:
fuori e dentro di te universi infiniti,
da immemore tempo esistiti,
a volte tornano nel cuore,
in forma di immagini d’amore
a svelare la tua vera natura
di divina creatura.

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Franco Sorba

Non ho più paura

Vedi, non ho più paura
non ho più paura di te
adesso mi sento bene.
I tuoi sospiri
hanno cancellato la mia memoria
posso dimenticare il freddo
che mi sentivo nel corpo.
Posso dimenticare i tuoi insulti
e i pugni che avevano la forma del mio viso.
Posso dimenticare il sangue
che colava dal mio volto sul corpo nudo.
Posso dimenticare la spinta
e il dolore provati contro il marmo del tavolo.
Lontano è il mio sguardo
rivolto altrove,
non mi interessi più
e non ho più paura di te,
perché tu sei ancora vivo
io non lo sono più.

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Giovanni Vazzana

Godot

Ho paura del mare.
Vorrei andare via,
Magari in bici,
sentirei il vento
se solo sapessi
che è facile.
Torno a casa
per volare
a piccoli
Passi.

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