Claudio Alciator
Il segreto (2)
Io nascondo un gran segreto
il mio corpo come (bottiglia di) vetro
dentro me è celato
quello che sono sempre stato
il segreto palesato stanne certo
è un colpo al cuore inferto
preferisco dire tutto
al più, poi, ci sarà un lutto
Incertezze
Distese ripiene
Di baci mai dati
Pianure comprese
Tra stagni e laghi
Canzoni esigenti
Per bambini contenti
Pianti lontani
Visi tra le mani
E io che cammino
Nella mia oscurità
Cercando di dare un senso
Alla disumanità
Marialfonso Caliandro
Così lontani e soli
Aggrappato ai discorsi della notte
respiro la canzone dei tuoi occhi.
Filtra la luce della luna e ferma
un’ultima lacrima furtiva,
fuggiasca
e sola.
I tuoi capelli cadono
sul viso chino e triste
come accordi minori
di malinconia.
Nella penombra eterna
cerchiamo un senso invano.
E niente ci consola.
Passa qualcosa
per noi troppo lontano.
Poi
tutto vola
via.
Lorenzo Corgiat Mecio
Opera 2^ classificata Sezione Giovani
Vita
Ti ho guardata volteggiare, sinuosa, lontano.
Ti ho spiata accarezzare, suadente questo mondo
di mosche.
Stupide mosche che attiri nella tua ragnatela.
Lì aspettiamo, crisalidi, per un tempo infinito e
tu fuggi.
Dove sei, ora, bugiarda fenice…
Perché non risorgi
dalle mie ali spezzate?
Non ti vedo.
Ti sento che scavi in questo corpo
di tufo,
ti sento che soffi su questa brace
di uomo.
Annaspo, tra rabbia e dolore
ai tuoi piedi.
Meretrice, leziosa e crudele
ai tuoi piedi.
Rimani…
Comete
Sogni di vita
raggomitolati nel fumo,
sbadigliano.
Gatti di notte
impigliati fra i tetti,
riappaiono.
Le carezze dell’uomo
solleticano.
Francesca Donnarumma
La luce di ogni giorno
Il tempo non lascia scampo
per chi resta ad aspettare.
Tu che fai capolino
nella mia testa non te ne vuoi andare.
Il pensiero come il vento
soffia forte e con sé ti vuole portare,
ma l’amore ti da tutto
e più di quanto tu possa immaginare.
Tu che sei luce di ogni giorno
nel mio cuore hai un posto speciale.
Io voglio donarti qualcosa di prezioso
che tu possa sempre conservare:
un amore sincero
che non ha mai paura di volare.
Tu che quando ti vedo
i miei occhi iniziano a brillare.
Un minuto dura in eterno
se si ha qualcuno da amare.
Vincenzo Filannino
Futuro
Nessuno conosce l’avvenire,
nemmeno tu, zingara,
che armeggi con carte e lampade
annebbiate.
Neppure il torero che pende
dalle tue labbra
può sapere se nell’arena
avrà la gloria o un poesia
per la sua prematura dipartita e se
resterà in piedi con il ferro insanguinato,
raccoglierà una rosa rossa
lanciata da una ammiratrice
con una sottile fragranza del suo profumo.
Preludio ad una notte intensa,
che al sorgere del nuovo giorno
si sveglierà e potrà
raccontare del vento della notte
tra foglie di palma agitate come coltelli
con un pizzico di nostalgia
per la passione consumata.
O quando il torero incornato
sentirà il calore del sangue scivolare
sulla pelle e il suo Angelo chiamare,
si ricorderà della zingara che ha sbagliato
e ultimo ricordo sarà il toro
con il suo muggito di vittoria.
Luca Flori
Futili danze
Ch’innalzò questa precipite e dirupata salita?
A quale altro orribile futuro conduce?
Eppure è gremita d’umani abbarbicati.
Brancolano ciechi e inanimati,
bramano l’abisso,
il tedio d’Occidente li ha usurati.
Nessuno alza la testa mentre le terre inaridite
si concimano col sangue dei fratelli,
e tal carname, furiosamente incapace di decidere
annaspa nell’etere stantìo.
I clangori industriali e gli sferragliamenti delle milizie
s’innalzano alle Sfere Celesti,
l’Era del Ferro chiede sangue,
l’Arte smuore sotto il fil di spada!
S’innalzano fieramente roghi contro l’Intelletto!
Acre è il presente,
commiserabile!
Ogni giorno seppellisce le Stelle Vermiglie!
Affocata è la volta nera del cosmo!
Il tempo è un proiettile inarrestabile e preciso.
Avanza inesorabile e tramuta l’oro in sabbia.
Nessuno sa che fine faranno
le fondamenta del tempio della civiltà
perché nessuno sa più come furono costruite.
Maria Concetta Luppino
Deliziosa fanciulla
Con gli occhi miei guardo
e vedo la strada così…
Estesa, ampia, importante.
Le strade delle città, sono
stracolme di gente e veicoli.
Le strade delle montagne
con salite e discese contornate
di alberi, prati fioriti e verdeggianti.
Le strade che ci portano in luoghi belli
e lontani, oppure, in zone belle e vicine.
Ma… le strade del mondo non sono solo questo.
Possono essere anche tortuose piene di insidie
e pericoli, che purtroppo ci aspettano
per tenderci le trappole.
Era inverno quel giorno.
In quell’ora e in quell’istante, segnato dal destino,
la bella Greta, fanciulla stupenda, euforica
e piena di vita, la fatalità la fece passare da lì
e fu la fine della sua vita terrena.
Ma… l’occhio vigile di Gesù, che in quell’attimo
si accorse che nel regno dei cieli c’era un posto
vacante, subito, Lui, le porse le ali senza indugio
fece di lei, l’Angelo più bello del Paradiso.
Mamma, papà, progenie asciugatevi le lacrime
di dolore che calano dai vostri occhi distrutti
dal pianto, cercate di vedere la dolce Greta
nel regno della pace, dell’amore
insieme al nostro buon Dio.
Si dice da sempre che il giardino
del Paradiso è pieno dei fiori più belli.
Quindi… Cosa bella e mortale, passa e non dura.
Marisa Malvasi
All’Università Cattolica
Ti ho conosciuta appena uscita dalle magistrali,
timida matricola disorientata tra le tue maestose aule.
Mi hai insegnato l’amore per lo studio e per la ricerca
e spesso avverto impellente il desiderio di rivederti,
di rivivere quei giorni lontani nel tempo, ma custoditi,
come in uno scrigno segreto, nel profondo del mio cuore.
Con te sono cresciuta ed invecchiata e fai parte di me.
Amo il tuo storico ippocastano, che fa da sfondo
all’ingresso dell’ateneo,
secco d’inverno, quasi a lasciar intravvedere le rosse pareti
dell’antico edificio bramantesco,
frondoso e fiorito in primavera,
quando si rinnova come se volesse rispecchiare la vitalità
di un giovane studente.
Sento il profumo dei prati verdeggianti
che fiancheggiano i tuoi sublimi chiostri,
punteggiati di margherite non appena il clima si fa dolce.
Colgo l’atmosfera imponente dei tuoi ambulacri,
che percorro lentamente, forse per non rovinare
il loro pavimento di linoleum.
Mi guardo intorno e scorgo porte gravose da aprire,
dietro alle quali eccellenti professori
tengono le loro autorevoli lezioni.
Tu, Cattolica, mi hai insegnato per prima
a scoprire Milano,
Anche per questo, ti ringrazio!
Stefano Mauri
Mamma e Papà sposi per mé
Erminia e Dante sposi per mé:
loro son già grandi, trentenne Lei e di più Lui.
Due anni da fidanzati,
più altri due da sposati.
Tanto hanno aspettato,
fin che sono arrivato.
Grande il loro amore,
dichiarato ad ogni ore.
Qualche tormento non è mancato,
ma egregiamente superato.
Io contento sono stato
quando Maria Rita e Fabrizio son capitati.
Il nucleo famigliare s’è allargato
e i sacrifici, non fa nulla, sono aumentati.
Alla fine tutto s’è aggiustato
timori, malattie superate con la gioia del parentato.
Papà e Mamma sono alla mèta arrivati,
adesso tocca a chi viene
continuare come conviene.
Mamma e Papà sempre insieme vi vediamo
che con grande amore condividiamo!
Massimo Mezzetti
Guerre
Sparano agli occhi,
son sguardi esplosivi,
autolesivi
se ignori i signori
che vendono guerre.
L’assuefazione
divora l’azione
si diventa sordi
ascoltando
il silenzio dei morti
e l’urlo dei vivi.
I fantasmi
che perdon la testa
spalancano bocche di fuoco,
han già cominciato
a giocare alla guerra.
I bambini non sanno
i trucchi del gioco,
seminano presto i loro sorrisi
lasciando nel campo
cimiteri di deserti fioriti.
Federica Minozzi
Tutta questa storia
Pensa… quante nuvole han striato i cieli,
quante albe e quanti tramonti di sole
a scandire il tempo giusto
perch’io mi unissi a te.
Pensa… quanti binari han dovuto incrociarsi
e quante strade dividersi
perché i nostri percorsi potessero incastrarsi.
Pensa… quanti dolori e quante gioie
han riflesso gli occhi miei
e pure i tuoi, prima di potersi attraversare.
Sempre eravamo a un solo passo l’un dall’altra,
ma quante miglia abbiam dovuto correre
per poterci incontrare lontano.
…e pensa… quante storie si son dovute vivere,
quante parole consumarsi
prima ch’io potessi conoscer la tua voce.
– Sarebbe bastato forse
un refolo di vento contro,
un ramo di traverso s’una strada,
un capello fuori posto
o un atomo impazzito
(così prossimi, noi)
a non farci mai incontrare-
Pensa… in fondo quanta parte di destino
è stata necessaria perché l’amore mio
aprisse il cuore tuo.
Eppur così è accaduto:
una falla nello spazio e nel tempo
a me t’ha traghettato
…l’inizio di tutta un’altra Storia…
Claudio Luigi Perego
Doppio incontro
Notte magica
Di gioia e speranza.
Anche i fiocchi di neve
Vivono l’attesa.
Rinuncio a tutto
Per venirti ad accogliere.
Come pastore alla mangiatoia.
E perdonami…
Accanto alla tua culla
Riconosco i volti di mamma e papà
Un boato nel cuore
Illumina un arcobaleno
Di emozioni e ricordi.
Il passato mi scoppia dentro
Come un presente che non può finire.
Gli sguardi intensi
Vincono il rispettoso silenzio
E corrono oltre il tempo.
Sulle note corali di “Noel”
Mentre le panche
Si svuotano lentamente
Piovono sul mio volto
Gocce di felicita’
Sicuro della vostra presenza
Per l’intero anno
Che verrà.
Maria Margherita Petrillo
Mnemosine
Zeus si è assopito ed io Mnemosine mi desto.
Ebbi il dono e il fardello della ricordanza.
Vestita di bianco, andai incontro al Figlio degli Dei, ignara.
Assistetti a guerre sanguinose, fanciulli sgozzati e vedove inconsolabili.
Udii scricchiolii di ossa rotte e belati disumani.
Giacqui prostrata sulle tombe degli Avi, implorando perdono.
Attesi la sorte che al fine venne a ghermirmi.
Sul lenzuolo bianco scrissi, sotto forma di gemiti, la sofferenza.
Vana è la vita.
Vana è la speranza.
Eroica è la ricordanza.
Lucio Postacchini
Vorrei
Vorrei
Che ogni lacrima
Fosse
Goccia di pioggia.
Vorrei
Far nascere
Un mare
Col pianto
Di tutte le genti.
Dei bimbi
Che non furono adulti;
Dei bimbi mai nati;
Dei bimbi segnati
Dal male,
E da sorte
Sbagliata.
Vorrei che i fiumi
Non sfociassero
In quel mare
Del pianto.
Affinché esso
Intatta conservi
L’essenza tangibile,
Dell’immane dolore
Del mondo.
Questa poesia l’ho dedicata a mio nipote Marco Di Girolamo, deceduto durante la nascita.
Scritta in data 14 luglio 2014, nella ricorrenza del centenario della nascita di mio padre.
Davide Risi
O Spazio, o Tempo
Nemmeno tra le res vane
e le inconsapevoli creature
riesco ad abbandonare
le infinite geometrie;
sfere disegnano parabole nel cielo,
triangoli imbiancano il verde salato.
All’orizzonte galleggia il firmamento
ed un’altra dimensione poggia sottovento,
ed il mio occhio vien tradito
dall’assurdo inganno d’infinito.
Qui tra noi bagnanti
rintoccano i minuti,
nell’immoto eterno,
come una perpetua
instancabile clessidra,
si intervallano onde,
si propagano e si ritirano,
scurendo granelli di sabbia.
O Spazio, o Tempo,
padri del mio tedio,
perché mai ho tentato
l’abbraccio con Dio?
Carolina Signorelli
Ti avrei… Se…
Ti avrei seguito in questa Odissea
Ti avrei guardato da lontano, presenza impalpabile ma vigile
Ti avrei fatto sentire la mia forza discreta e potente
Ti avrei illuminato il cammino, come un faro nella notte
Ti avrei guidato tra Scilla e Cariddi, accecando i mostri
con la mia luce abbacinante
Ti avrei protetto dalla voracità di Scilla
Ti avrei portato lontano dai vortici di Cariddi
Ti avrei condotto indenne oltre l’ardua strettoia
Ti avrei visto gioire della tua impresa
Ti avrei osservato nella navigazione, re in una tempesta felice
Ti avrei mostrato la rotta più agevole
Ti avrei atteso davanti ad un mare blu, blu come la serenità,
profondo come la passione
Ti avrei confortato sotto un sole caldo, caldo come il mio desiderio
Ti avrei… Se…
Se questo silenzio assordante non mi avesse resa sorda
Se questo buio doloroso non mi avesse resa cieca
Se questa schiacciante immobilità non mi avesse resa inerte
Se questo freddo glaciale non mi avesse resa algida
Ti avrei… Se…
Dedicata alla mia volpe