Alessandro Giacalone
Odiatemi
Ora, vicina alla fine
Non spaventata dal buio del dubbio
Piango perché non voglio lasciare chi amo e chi mi ama
Per favore, odiatemi
Seppellitemi, ma di ingiurie, cattiverie, falsità
Smettete di amarmi, perchè
Il vostro amore prolunga l’agonia
Odiatemi, scaricate su di me tutte le vostre cattiverie,
trattatemi male, rinfacciatemi anche cose mai fatte
aiutatemi a lasciarvi senza rimpianti
Marisa Malvasi
Ti saluto, Monza
Ero giunta, da Lecco, nel tuo tranquillo quartiere di Triante
allo sbocciare della mia prima giovinezza, laureata da poco,
entusiasta per la vita che mi attendeva
come insegnante della Scuola Media inferiore.
Sono rimasta all’interno del tuo splendido grembo, Monza,
che mi ha nutrita di arte, storia, paesaggi idilliaci, cultura,
per poco meno di mezzo secolo
ed ero sicura di avere fissato in te la mie radici per sempre.
Ma il destino è beffardo e, per vicende inaspettate,
sono stata costretta a ritornare a Lecco,
dove credevo di ritrovare le mie compagne di studi
e dove, al contrario, tutte si sono dimenticate di me,
a causa del troppo tempo trascorso senza vederci mai.
In te, Monza, avevo costruito le mie relazioni interpersonali,
in te possedevo i miei punti di riferimento,
in te mi orientavo senza difficoltà,
in te incontravo la tranquillità di un luogo intensamente conosciuto.
Ti amavo, Monza, in ogni tuo aspetto, pratico, spirituale, umano.
Dai negozi di vicinato, alla Chiesa del Sacro Cuore,
dove ho dato l’ultimo addio ai miei genitori,
alla farmacia, all’ambulatorio del medico di base,
al dog sitter e alla sua famiglia, alla mia vicina di pianerottolo.
Lungo le tue strade pianeggianti,
adoravo passeggiare per il centro
e osservare le attraenti vetrine
di Via Italia, di Via Carlo Alberto, di Via Vittorio Emanuele II,
insinuarmi tra vicoli e piazze nascosti,
entrare nelle tue mistiche e sublimi architetture religiose.
Lasciamoci, Monza, con il pianto nel cuore.
Non ci rivedremo più, ma non ti scorderò mai!
Ileana Pisani
Notte insonne
Scivolano pensieri
nella mente affaticata
desiderosa di bramata tregua.
Inutile silenzio
invade la stanza
mentre parole mute tormentano l’animo.
Soffocante è il buio
che bussa alle tetre finestre
di pareti opprimenti.
Il cuore è spossato
stanco e stremato di palpitare
in solitaria angoscia.
Emanuela Alexia Sanacore
Vuotezza d’animo
Vuote le menti
di predicatori.
Pien le bocche di dispetto,
cieco vivere,
cercan rispetto.
Con lingua biforcuta
t’accarezzan il viso,
s’apre un solco.
Cresce e si riempie
di paure e incertezze.
Acqua scorre senza freni,
è il Signor colle sue fattezze?
Un riparo senza soffitto,
solo muori, nudo
e afflitto.
Gianfranco Stella
Parole
Si affacciano timide al bordo delle labbra,
davanti a quello spazio ignoto,
il dubbio se uscire, paura di cader nel vuoto.
I due visi di fronte, gli occhi negli occhi.
Sotto le ciglia, la domanda muta.
Posso rischiare, cosa accadrà alle mie parole,
andranno perse come tante volte,
inutili fessure nel muro del silenzio?
O verranno raccolte, prima che si spenga l’eco,
ascoltate, capite, lasciate entrar nel cuore,
sapranno dare vita nuova a quei pensieri,
all’emozione pura da cui sono nate?
Quanto sarà intensa, vera, quanto uguale?
Questa volta, è bellissimo, è così!
Goccia dopo goccia, si prendono per mano,
una collana di suoni gioiosa, poi un ruscello,
infine un fiume in piena ad irrorare,
a far fiorire un arido deserto.
Ora è il momento di un silenzio sospeso
sottile confine tra un attesa delusa
e la scoperta che non sei più solo.
Come l’onda del mare che copre, scopre
e poi copre di nuovo la spiaggia assetata,
questa altalena ondeggia leggera tra dire e ascoltare.
Quei suoni siano la musica che sogno di sentire,
che temevo non esistesse più,
scolpiti nella pietra della mia memoria,
eterno ricordo di un anima amica.