Angelo Maria Consoli
L’uomo che sono
Sono l’uomo forte che vedi,
lo devo a mio padre,
per la presa decisa della sua mano possente
che mi spinse più volte a prendere il largo
vincendo per sempre le mie ansie d’infante.
Sono l’uomo dolce che vedi,
lo devo a mia madre,
per gli abbracci infiniti e i suoi baci soavi
che certezza mi infusero di esser bramato
accendendo il desio di spargere amore in ogni zolla battuta dal mio vivere lento.
Mina vagante
Mina vagante hai reso il mio cuore
che esplodere non vuole d’amore perduto.
Attendo anelante colei che vorrà
disinnescare quest’odio che in petto mi arde.
M’immergerò estatico nel suo pudico ventre fonte d’acqua viva,
per sciogliermi lento in un amplesso eterno che paradiso sarà.
Elio Lunghi
Gelosia
Vascelli stretti nella tempesta
fabbricano le loro catene con
metallo forgiato nelle viscere
e rostri di corallo si infiggono
nelle scialuppe calate a falciare
fuscelli di speranza.
Benché l’onesta preda del pavido
amante veleggi casta sui flutti
nel suo letto di piume, guardiani
lupiformi con zanne fiammegianti
combattono furenti nelle correnti
torbide invulnerabili fantasmi
di giganti.
Per cogliere in peccato i divini
amanti scende nella palude equorea
la greve rete di Vulcano e per
sigillare nei vasi sacri innocenti
cuori di farfalle, i Ciclòpi battono
anelli incandescenti.
Barconi carichi di sabbia
percorrono sentieri scavati in
canali di sangue seccato dal vento
e attendono che il destino si compia
illuminati da barbagli di luce
di stelle cadenti.
Federica Malpeli
L’ira di Gea
Ora il ventre della Terra mi sta scuotendo
ed ogni oggetto intorno fugace simbolo dell’umana esistenza diviene
nel suono ovattato del loro dondolio
che pare infinito.
Respira a fondo, sussulta
e in simbiosi batte il mio cuore nel suo terreno.
Ogni giorno prego la Madre Terra di accoglierci, di ospitarci
e di perdonarci
per la nostra umana arroganza.
Manuela Anna Caterina Mannacio
Tutto tace
Tace.
Tutto tace.
Intorno a me solo ombre,
simboli opachi di vite perdute.
Ecco, riaffiorano alla mente
immagini, suoni, colori.
E tu sei lì,
ritto innanzi a me,
pronto a guidarmi durante il tragitto.
La luce che emani mi abbaglia,
non riesco ad aprire gli occhi.
Sento che ci sei,
che non mi abbandonerai,
che lotterai con me fino alla fine
in questo mondo che con te è stato crudele.
All’improvviso una brezza estiva si alza,
muove le fronde dei salici e dei pioppi.
Per te è il momento di andare.
Cammini deciso lungo la strada della vita,
guardando indietro verso di me ancora una volta,
un’ultima volta.
Rimango sola, ma tu sei dentro di me.
Il vento si placa, torna il sereno.
E tace.
Tutto tace.
Francesco Marinai
Intima relazione
Soffocare nella passione
Strangolarsi nel bisogno
Pensare quello che serve per soffrire
Arrovellarsi per scovare il bandolo di una matassa svolta
Sognare una fine per esorcizzare il demone dell’ignoto
Crogiolarsi nella culla del desiderio per consumare il biberon di eros
Sentirsi legato, imprigionato in una galera dalla quale non si vuole uscire pur avendo la chiave
Godere dello sguardo, del respiro, della pelle, dei capelli, della lingua e del sesso dell’altro
Consumarsi come ceri pasquali per risorgere con lei… con lui… o con un altro… domani
La Rugiada
Brilla sul verde cerato congrega di mosse geometriche perfette
Spinge sul piano inclinato accostandosi allo svaso più chiaro
Scivola sulla costola raccogliendo lacrime di luce
Scatta dal trampolino in una scintilla madida di mattina
Sferza l’aria avvolgendola in un microcosmo rotolante
Sbatte sul suolo in un sordo e puro fragore
Libera schizzi che disegnano figure
Inonda lentamente la terra mondandola per prima dal nero della notte
Chiara Millesi
Occhi di cotone
Il suo sorriso vispo è una notte lieta di risate
è un ruscello gorgogliante
che vezzeggia il mio Cuore e le Sue profondità
poi lo liscia di capriole in un’ingenua mattina di brina
è una scia di sole che attraversa la vallata
i capelli dorati che s’annodano in un nido
le parole beccate e i cinguettii di maggio.
La bocca è disegnata su carta di cotone
E gli occhi gioiscono se li cullo tra le mie braccia
Ali di farfalle vive sono le sue mani
come sfuggono correndo nei miei timori.
È venuto dal silenzio
rosa come le tenere passioni dell’autunno
riccioluto come i rami che si rinnovano a primavera
roridi di pioggia
lucidi come gocce profumate dalle sue gote.
Liliana Murru
Opera 7^ classificata
The Wings of Hope
(Le Ali della Speranza)
Tu
che libero vai
col capo chino
al volgere del giorno
nel silenzio che il corpo avvolge
e l’animo tormenta.
Fermati,
oltre la solitaria riva,
e ascolta…
Ti sembrerà che arrivi
insieme alla marea
come un lamento greve
di anime spente.
E insieme al vento
e al lor vagar di spiriti
l’odore acre della morte.
* Sculture sulla spiaggia di Omaha, Normandia
Maria Rosa Salvo (Rino Solidad)
Odo un gorgoglio
Odo un gorgoglio lieve
quasi una nota unica
musicalmente assonante
alla mia esperienza
tanto travagliata.
Giro il volto stanco
guardo le mie mani affaticate
che spingono l’uscio
alla parete affrancato
sul quale
con me
anche il vento collabora
con la sua forza battente
sussultando preme
per disserrare verso l’esterno,
riuscendo ad aprire,
schiudendo con la sua tenacia
l’ingresso alla Vita.
Ella è lì,
ospitale mi attende
abbigliata di chiarore.
Le mie braccia
provate dalla fatica si allungano
le nostre mani si incontrano.
Eccomi,
Madre mia,
sono arrivata!
Lia Serafini
Opera 4^ classificata
Musica
Come aquila nella notte
la musica ha piume
di ruggine e terra
mente tersa di cielo.
Non ha amorevoli mani
per prenderti con sé
quando spiega incurante
le grandi ali,
ma se scatta impetuosa
nel silenzio del vento
prega di essere tu
l’aria che respira.
Gabriella Tedoldi
L’invisibile
L’invisibile
spezza catene
imprigionanti realtà confuse
regalando loro
pensieri silenziosi
di pura grandezza.
Ridisegna armonia
nel creato
imprimendo
perfezione di bellezza.
L’invisibile
abita dentro di noi
plasma
la nostra immagine
per l’eternità.
Amore
Solitario canto di occhi puri
di pudiche labbra
di giovani sensi
carezza malinconica nell’angelico sonno
che si tramuta in delirio
libera febbrile abbaglio
rammenta l’oblio della carne
rinfranca i piangenti
doma i forsennati
paradiso perduto.
Francesco Testa
Opera 5^ classificata
L’ombra
Ovunque al mio fianco compari
e ti pieghi ad ogni muro,
indecisi pensieri di chi,
tuo padrone, ti genera
ai primi capricci del sole
e testarda lo segui fino a sera,
avvilita e sorda come la mia anima.
Seppur da me potessi tu esser libera
credo che non emetteresti suono
poiché stanca dei miei capricci mi lasceresti solo
e poi come rattoppata vela volgeresti
il tuo etereo destino senza più nessun laccio umano,
disperdendoti felice nel fresco
buio della sera come angelo
che non ho mai corrotto.