Carmela Belletto
Consapevole.
Morirò suicida,
tradita dalla mia stessa curiosità
che non mi permette
non mi lascia
affondare nella santa protezione
della mia ignoranza,
dalla coltre pesante di superficialità
che pervade il mondo.
Finirò strangolata
dalle mie stesse mani
che, ora, illuse
tengono una penna
fatta di arcobaleni
e di inavvicinabili luoghi ridenti.
Perchè non è certo
la mia firma sulla terra
che cambierà il mondo.
Paola Carmignani
L’incontro
E vennero i tuoi abbracci e baci
null’altro che non avevo immaginato venne
e rincorsero i miei sogni
momenti mai vissuti e lontani dal mondo.
E fosti acqua, amore
tralci di vite e pane appena cotto
e vita, luce e cielo
lontano dalle segrete buie del mio castello.
Fosti uragano d’estate
con le tue acque travolgenti
e sole d’oro pieno per asciugare
il mio esule amore mai appagato.
Fosti te, come ti avevo immaginato
fui io come non ero stata più
fummo noi,
come nessuno mai.
Elio Lunghi
Ora sono grande
È un giorno senza pioggia
vado e ritorno avanzando
con cautela, il sole rivela
che nell’anima si apre
qualche crepa.
L’età non conta, ma il tempo
vola via, rimane un secondo
che non arriva mai.
Non posso cambiare l’anima
né il senso del peccato,
ora sono grande,
e quel che è stato è stato.
Ritornerai un fiore
Ti vedo stanca,
mi sembri un fiore
caduto in un crepaccio.
Il tuo profumo attira
ancora le api, ma non so
se il miele sarà
quello di prima.
Resto con te, perché tra noi
c’è vero amore.
Per me, niente è mutato,
sei sempre il mio dottore.
La tua medicina non cambia
il suo sapore; se voglio star bene
non ti posso abbandonare.
Riposati, lo meriti,
e ritornerai un fiore.
Denise Nones
Finalista 12^ classificata
Terra Mater
Sfera d’acqua e sole,
culla per anime multiformi,
nasco in luce ed ombra ma mai mi spengo.
Memore di tempi e spazi remoti,
regno, senza pretesa, se non di esistere,
sovvertendo, come natura vuole,
ciò che rimane fermo.
Aiuto colui che domina,
a capire che tutto va e non torna;
resta però il segno del passaggio.
Solchi violenti e voragini prive di senso
squarciano il mio volto, e piango.
Tocchi d’umano sentire, gocce d’amore
leniscono le ferite, portando a guarigione.
Il brulicar di vita attinge alle mie preziose fonti:
la generosità è legge di madre, che di tutto si priva,
per allevare in pienezza le creature che ha accolto.
Ma questo pare non bastare,
a quelle il cui desio è la conquista:
tutto hanno, ma non lo sanno.
L’inconsapevolezza si fa spada di morte
e colpisce la sacralità di ventri gravidi,
sradicando possibilità di rinascita.
Grido d’orrore e richiamo con forza
al senso dell’andare:
«Ascoltami, Seme di Grazia!
Ritrova il bagliore e la purezza ancestrale,
torna a guardare con speme il terreno che ti culla,
rendendoti capace di brillare,
e di innalzarti, come chioma viva, al Cielo.
Mater tua sum.
amami, figlio mio!»
Enrico Trivoli
A Maria Scalet
Come spighe di grano
Come spighe di grano ai raggi di Luna la messe dei tuoi capelli
accende la penombra della camera d’ospedale.
Notte vigilante al lume della speranza.
Nell’aria il senso della vita e della morte.
Notte sacra.
(È un sogno la Luna piena sulle dune
e il mare s’infrange sugli scogli neri
e la schiuma d’argento ai raggi di Luna).
Aprile
Aprile è dispettoso quando il venticello ti risvolta
sul ginocchio candido la veste
mentre tu straluni un po’ gli occhiacci neri
e io ti guardo
pensando magari a come sei
e gli occhi tuoi sono più neri
come d’un fuoco m’avvampano dentro
e la tua voce non la resisto amore.
Un raggio di sole
Nel buio di una grotta
solo
ucciso
il cuore trafitto
da un raggio di Sole.