Metamorfica eloquenza (quattro chiacchiere contromano)

di

Diego Capitano


Diego Capitano -  Metamorfica eloquenza (quattro chiacchiere contromano)
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
15,5x21 - pp. 186 - Euro 15,00
ISBN 9791259512116

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In copertina e all’interno illustrazioni dell’autore


Presentazione

Queste pubblicazioni d’indubbia creatività poetica: Myosotis, Ignis Melancholia, L’acceso piglio di Erato e quest’ultima fatica Metaforica eloquenza, rappresentano un ulteriore arricchimento del percorso culturale dell’Autore.
Diego Capitano vive in un’oasi idilliaca, dove la sua anima inquieta trova ristoro nell’arte della poesia, della pittura, della musica. È un poeta di profonda sensibilità, che scruta ogni elemento del mondo che è intorno a noi e ne coglie l’essenza con uno stile originale, riconoscibile.
La sua vasta produzione testimonia una insaziabile sete di conoscenza alla ricerca sempre di nuovi stimoli, di nuovi fermenti. Nelle sue liriche vaga, spazia, esplora il percorso esistenziale degli umani con un’analisi realista, dove, inevitabilmente, si alternano momenti di gioia, di amore intenso, di speranza, di emozioni irripetibili, a momenti di cruda sofferenza, di velata nostalgia, di cupo pessimismo, per eventi che sono presagio della Vita che ineluttabilmente volge al declino.
I tanti premi che gli sono stati conferiti sono un doveroso riconoscimento del valore culturale delle Sue liriche, che con uno stile originale, limpido ed una sensibilità espressiva, rivelano il profilo psicologico dell’Autore.
Le sue opere poetiche e pittoriche sono lo specchio stilistico di una persona limpida, colta, raffinata, legata a radici semplici, genuine, custodi di valori umani autentici, che i miti effimeri della società consumistica stanno annientando.

Racalmuto, 23 maggio 2022

Dr. Giovanni Salvo

Medico chirurgo specialista in Odontoiatria, membro della società siciliana di scienze, del WWF, di Italia nostra, della L.I.P.U. e di Survival International. Ha pubblicato diversi lavori scientifici e divulgativi sugli ambienti, la flora e la fauna della Sicilia.


Introduzione

Nella presente raccolta poetica, dal titolo “Metamorfica eloquenza”, Diego Capitano offre la sua poesia intima e profondamente percepita nell’animo, costantemente pervasa di evidenze liriche e riflessioni sul significato autentico del nostro vivere, generate dall’universo emozionale del poeta, fino ad immergere il suo cuore in una dimensione superiore.
Il canto del poeta fa risplendere la simbolica “anfora” ricolma di ricordi ed ogni poesia diventa rivelazione grazie ad una ricercata raffinatezza nel verso e reiterati riferimenti alla cultura classica: da tali percezioni liriche si alimenta lo stupore davanti alla vita che accende l’anima ed il poeta, come “assetato ricercatore” estrapola rimembranze ed armoniche sensazioni attraverso un recupero memoriale che si fa sempre più intenso.
Durante il processo lirico Diego Capitano crea e plasma la sua visione poetica regalando una miscela alchemica capace di fondere le sofferenze e le ferite della vita, i “dolenti affanni” e le “verità dell’esistere”, l’ardore dell’amore e la “muta solitudine” che sovente attanaglia, mai dimenticando la piena consapevolezza della finitudine dell’essere umano.
La sua Parola, decisa e penetrante, scandaglia le più labili percezioni dell’animo, e la “metamorfosi poetica” diventa simbolica presa d’atto d’un universo esistenziale e lirico: come a sottolineare la “metamorfosi invisibile”, di musiliana memoria, alla quale soggiace ogni cosa dell’umano vivere.

Massimo Barile
Critico letterario


Riflessioni e autocritica dell’autore
(Simbiosi e metamorfosi)

Ciò che è sorprendente in un poeta, è restare sorpreso delle cose, quella specie d’impulso mentale atto a provocare un marchingegno di genialità che lo induce ad un latente martirio interiore che deve assolutamente espellere, in quella che poeticamente chiamiamo ispirazione, quindi alla vera e propria creazione, nel nostro caso alla nascita d’una poesia.
Parlando di quest’opera poetica: «Metamorfica eloquenza», nata innanzitutto come motivo di vita dello stesso autore, e così è stato anche per le altre opere già pubblicate, ma con una marcia in più, quella di sfidare sé stesso alla conquista d’un linguaggio semantico non d’arrivo, di sicuro più convincente letteralmente, determinato a dare quei risultati voluti, dopo mezzo secolo e passa d’esperienza poetica, avvicinandosi sempre più alla meta tanto ambita.
Quindi il succo d’una attività letteraria giunta a un livello d’espressione non indifferente, pertanto ad una metamorfosi poetica in corrispondenza con quella esistenziale del poeta stesso.
L’opera per tali motivi, è frutto d’una vita vissuta alla ricerca dell’evoluzione del pensiero, ragion per cui ritornando alla citazione iniziale, riuscire ancora a sorprendersi delle cose che lo circondano e di ricevere dalla loro esistenza: positiva e non, l’opportunità di comunicare col mondo esterno tramite essa, alimentando così la carica a quell’ingranaggio complesso che s’espande dalla mente passando dal cuore fino all’anima. Sottolineando dice: “È come avere nella testa un tarlo che ti rode dentro e che puoi solamente estinguere, dando vita alle tue opere ancora in stato larvale”.
Dunque metamorfosi poetica, innovazione nello scrivere versi senza uscire fuori dalle proprie origini, un ricercare di affinare artisticamente il proprio animo, rinnovando allo stesso tempo il modo di fare poesia, e portare nel frattempo a compimento una vita-missione in tutte le sue sfumature, tutti i suoi onerosi sacrifici, di uomo e d’artista.
La struttura della poesia porta anch’essa i segni della trasformazione, prende vita dopo un’accurata modellatura metrico-compositiva con parametri di stile proprio, pronta come sempre ad affrontare il lettore più ambizioso.
Essa dilaga nei temi più svariati, cose e storie che toccano la sensibilità dell’animo umano e lo fanno riflettere su ciò che sta accadendo intorno al mondo; un’opera che istintivamente adduce all’introspezione di noi stessi, un riflesso voluto che dalla poesia si propaga nel cuore di chi legge.
Ammirevole nell’espressione colorata di metafore, di comparazioni, in una chiave poetica di slancio moderno; dediche ai grandi della poesia mondiale, ricca di contenuti filologici con contrappunti d’antiche e nuove filosofie.
Ben si nota la sua battaglia morale contro la violenza tutta, nonché una forte eco intesa a sottolineare ancora quella pace desiderata da tutti, che rimane purtroppo una chimera nel cuore più oppresso dell’umanità.
Evidenti i segni d’una sofferenza vissuta, cicatrici e ferite indelebili che hanno contribuito alla sua attività poetica in modo notevole, e che lo hanno portato alla conoscenza del dolore fisico e psicologico, il suo, e quello degli altri.
L’autore e la sua poesia, sono la sintesi del vivere umano, la venerazione del Divino, la virtù dell’uomo come dono indivisibile; in conclusione afferma che poeta e poesia sono unica cosa: “Il primo è mortale, l’altra vive nel prossimo, solo che l’anima del primo rende immortale lo spirito dell’uomo, la seconda spesse volte immortala il nome dell’artista nel cosmo delle stelle”.

Diego Capitano


Metamorfica eloquenza (quattro chiacchiere contromano)


Prima di stupire voi
con le mie poesie,
ho cercato di stupire
me stesso.
Lo stupore è un brivido
che svanisce comunque
all’istante, e può offrire
motivo di malinconia.
Davanti alla felicità:
c’è l’amore d’ogni giorno,
la natura e l’arte;
nell’intento di cercarla
a forza, puoi trovare
solitudine e tristezza.
Il messaggio di sempre
rimane uguale:
è impossibile vivere
una felicità continua
come fosse normale cosa,
lei ci lascia sgomenti
alle avversità dei giorni
senza alcuna confidenza.
Il resto della vita, come
sappiamo, non può stupirci
più di tanto ancora.

L’autore


La volontà sta alla grazia
come il cavallo alla corsa.

(Sant’Agostino)


Guarderò sereno

Guarderò sereno
aneliti di pioggia a rivi
cadermi sulla fronte…
e sentirmi inondare
il cuore: trepidante
uno stillare di pace.
Il viso scarmigliato
dato al primo vento…
impigliarsi nei ranuncoli
e nelle ferule di primavera.
Voluttuoso un tuo bacio
volgermi dolci labbra.

Quando un’emozione t’assale all’improvviso,
domina il corpo e rimpicciolisce l’animo.
I sensi in quei momenti perdono la forza dei
loro ruoli e ti strozzano la parola

(Diego Capitano)


La semplice parola

Oltre la semplice parola
c’è la poesia:
pane e acqua dei poeti…
germoglio dell’anima
e innata ispirazione
delle Muse.
La semplice parola di Gesù
ha cambiato il mondo…
ogni sentiero del cuore
arido e affamato.
Dimensione di tutto ciò
che vive e farà ritorno…
binari di divini pensieri
che fine non hanno.
Oltre la semplice parola
c’è l’amore… che accende
in silenzio gli occhi
di chi non ha mai avuto
una carezza di conforto.
Spesse volte la semplice
parola… può valere più
d’un tesoro… e può
salvarci la vita.
La semplice parola di Dio
ha eretto l’Universo…
e dato respiro alla creta.


I decaduti
(omaggio a Maksim Gor’krij)

Così dovetti nominarmi:
“Amaro!…”
Atomo vagabondo di miseria
e ultimo degl’infimi
d’una Russia imperiale
scaduta.
Non ho mai avuto
una buona stella nella vita
ma vibranti opere forgiate
da amarulenta mano
scritte con lettere di piombo.
Ho sostenuto fardelli
impossibili d’orfano zingaro
nei freddi scontri d’ipocrisie.
Il giustificato riscatto:
la sola ragione… l’intelletto.
Sentirsi in rivisitata follia
un Pirandello… e trasmutare
metamorfico: non Uno…
non Nessuno… non Centomila.
Un decaduto sognatore
che combatté la tirannia…
l’ignoranza e vinse il suicidio.
Rose un tarlo la mia mente
ad aspirare al mio trionfo.


Sospiri nell’onde

Sul mare di chiunque
attorno alla mia terra
mena rubesto maestrale…
nell’incanto d’una magica
luna: sospiri nell’onde
ed io attento li ascolto.
S’attorcigliano con impeto
le criselefantine lingue
infrangersi contro tagli
di prue giganti.
Alla fine dell’orizzonte
curiosi monti osservano
coronati di chiara bruma.
Miro così i pensieri tuffarsi
come reti di pescherecci…
o come ali di cormorani
schiantarsi a becco in giù
sui seni del mare.
Forse avrei preferito un rivo
più sicuro dove affogare
il brusìo della mente.
Qui tra le reti… è un vortice
di correnti… commisero
la pavidità dei pesci…
sospirare nell’ultime onde.


Nei muti campi

Nei muti campi Schirone
intona l’urlo di novembre,
mentre dal cupo cilestre
saettano aguzzi lampi
su singulti tremanti.
È pianto sulle tombe
e silenzio nel silenzio
delle mute Ave Marie.
Tra colli di lividi nembi
il pigolio del passerotto
affoga nel temporale.
Su per l’erta stradina
sgambettando corre
il fanciullino dai zuppi
scarponi sonanti che
schiantano rivoli gonfi
nei fianchi del selciato.
Nevicano l’ultime foglie
dai roggi loti al vento…
è tanto fredda e scura
l’aria nella sera dei morti…
i loro pensieri bubbolano
come gufi nelle orecchie…
sospirano morte ossa e
ceneri: non dimenticateci!…


La muta espressione del nulla

Di questo misterioso vivere!…
Dimora in noi il segreto…
lo illumina inesauribile
il significato della parola
e con spiraglio di luce…
riesce ad accostarsi
alla verità dell’esistere.
Il silenzio travolge l’anima:
furibondo licantropo
nelle notti di plenilunio.
E la notte solinga trema
all’ululato dell’orrido lupo…
si rivolta nell’estesa tesa
di stelle… già fragile:
spasimante del buio giace.
Si fa il broncio la luna
e vaga gravida nel cielo
in un nulla immortale.
Il segreto sta nel sapere
ogni significato delle cose…
e la parola è rivelazione
dell’incomprensibile…
non arroganza del dire
ma virtù del conoscere.
La notte che misteriosa vive
continua a elaborare poesie…
e le sue grandi mani
di nero inchiostro imbrattate
sanno riscaldare il cuore
agli animi terrestri…
tra le sue eterne rime:
l’amore… che sgrana l’aria.
Tace lei per divina volontà
agli abbracci del dì risorto…
nei suoi languidi occhi
l’espressione muta del nulla:
superstite d’ogni mistero
irrisolto.


Ostentata morale

Da eremi colli nervosi
sentieri crudeli
dai ristretti fianchi…
gettarsi giù per antichi
drappi di terre corvine.
Spasmi estuosi di sole
bramosi d’arborei abbracci…
protendersi già pugnali
di fuoco… su agonie
di freddi giorni stantii
di nera aura vestiti.
Tra conati di nane stelle
e i suicidi delle quasar…
si mostravano tronfi
sparuti fantasmi risorti
disgregarsi nella notte.
Echi come lapilli di parole
fumare da cieco comignolo…
lucori d’occhi lupigni
nell’inerte casolare solingo
esaurire adulteri singulti
dal cuore ferito… abusato:
ripudia e schifa il mondo
degli oscuri e lo tempesta
di maledizione.


Rumori

Il rumore dell’anima
fu più intenso
e deflagrante
di quel coro di muti.

Più dell’intero universo
che dalla mia mano
all’infinito s’espande.

Tanto meno
d’un piccolo fiore
che s’apre.


Cadute Memorie

Il grandinare a burrasca
che l’occhio del cielo
a noi lacrimando scaglia…
per l’aria sbiancata…
furiosa… ogni suolo
schianta.
Ulula pauroso il vento:
licantropo senza patria…
vigoroso corre e azzanna
anche i dì festivi.
Sveglio l’alto bronzo
toni incupiti espande
su anime in dormiveglia…
il passo frettoloso
del prete miscredente
impronte lascia di sangue
d’un nazareno crocifisso.
Terra aspra e violentata!…
In queste ignude vie
vi fu immane orrore…
crudele restò e orbo
negli animi memori
un dolente rancore.
Ombre più non spazzano
i freschi venti…
né caduti teschi infranti
ormai sicuri prigionieri
delle tetre tombe.
Cambiò il muto vivere
in fragoroso silenzio
nei lustri a venire…
e in sorrisi atroci.


O donna!…

Quale notte dalle nitide
oscurità… mi porta
ai tuoi profumi carnali…
forse una luna sfaccendata
in mezzo a stelle baccanti.
Rapace dalle ali distese
giù discendo per venirti
a cercare.
Aromi d’acqua e di terra
m’inebriano… nei tuoi
valichi sanguigni.
Vampe d’un fuoco salubre
ormai goduto… varcato
com’acqua tempestosa…
come fulmine di Giove
all’ombra del sole.
Amarti è un combattere
d’ebbri sensi e folle sesso!…
La catena che l’anima lega…
il bacio sottile che dentro
al cuore tonfa… lo stelo
della rosa più ardua che
nelle vene roventi scocca.

[continua]


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