Monologo in tre atti interno ad un palcoscenico vuoto, con leggio centrale, in un teatro occidentale antico, moderno o contemporaneo. Il leggio, anche se non usato dall’attore, è parte della scena.
I Atto
Salvatore Quasimodo
Si apre il sipario, in stereofonia viene eseguita “Toccata per pianoforte” di Goffredo Petrassi (circa 4 minuti). Un dandy percorre lentamente in lungo ed in largo il palcoscenico, osservando sereno il pubblico e la struttura teatrale, sorridendo e di rado togliendosi una lacrima dal viso.
OBOE SOMMERSO
Avara pena, tarda il tuo dono
in questa mia ora
di sospirati abbandoni.
Un òboe gelido risillaba
gioia di foglie perenni,
non mie, e smemora;
in me si fa sera:
l’acqua tramonta
sulle mie mani erbose.
Ali oscillano in fioco cielo,
labili: il cuore trasmigra
ed io son gerbido,
e i giorni una maceria.
Letteratura come vita.
Le néant, le néant, le néant, le néant.
La stella di Gabriele D’Annunzio si sta per spegnere e
je suis fatigué,
ho letto tutti i libri in carnet.
Pagine bianche, d’ora in poi scriverò solo pagine bianche,
nivee, con analogie e metafore difficili,
surreali… anzi ermetiche.
Essere colti ma non acculturati,
se proprio il nero deve solcare il bianco siano simboli oscuri
a tratti enfatici, solo a tratti.
D’ora in poi
gli scritti personali aderiranno all’assoluto,
si spingeranno nell’esoterismo.
La poesia sarà aristocratica
non per le masse o non sarà.
Revanscismo su Platone.
L’ANGELO
Dorme l’angelo
su rose d’aria, candido,
sul fianco,
a bacio del grembo
le belle mani in croce.
La mia voce lo desta
e mi sorride,
sparsa di polline
la guancia che posava.
Canta; m’assale il cuore,
opaco cielo d’alba.
L’angelo è mio;
io lo posseggo gelido.
Inserire figure retoriche
unendo nella stessa espressione
notazioni relative a differenti campi sensoriali,
dilatare il piano della metafora
la percezione immediata dell’antica Grecia.
Trasportare, mutare un termine con un altro,
con qualità non quantità simili.
Se similitudine deve essere sia
“Come questa pietra / del S. Michele / così fredda / così dura / così prosciugata / così refrattaria! Così totalmente / di-sanimata (…)” di Giuseppe Ungaretti.
Il fuoco estinto (1990)
Celebro su questa carta
La morte del fuoco.
Si estingue dove l’artico
Lambisce le pareti del sogno
Imbiancato dal freddo vento del nord.
DOVE MORTI STANNO AD OCCHI APERTI
Seguiremo case silenziose
dove morti stanno ad occhi aperti
e bambini già adulti
nel riso che li attrista,
e fronde battono i vetri taciti
a mezzo delle notti.
Avremo voci di morti anche noi,
se pure fummo vivi talvolta
o il cuore delle selve e la montagna,
che ci sospinse ai fiumi,
non ci volle altro che sogni.
N.B. Lettura dal basso verso l’alto
all’unità primordiale.
orientato ri-torno
per il vento del nord
sul crinale di ciclo
dal talamo di novembre
…grazie per la calda sera dei morti,
mi decoro d’argento…
esalante profumi
Vicino l’amazzone
dona a visi già nivei.
avvolte in confezioni siderali
e carezze glaciali
sussurra agli orecchi
il nomade sine cupiditate
Amplessi marmorei
dello spazio e del tempo prigioniere.
al ritmo di carillon,
nella terra cadute
Dall’albero del mondo
eternamente innalza.
il respiro maestrale
foglie autunnali
di nervose e dorate
Al cielo, sacrifici
2 novembre 1994
ALLA NOTTE
Dalla tua matrice
io salgo immemore
e piango.
Camminano angeli, muti
con me; non hanno respiro le cose;
in pietra mutata ogni voce,
silenzio di cieli sepolti.
Il primo tuo uomo
non sa, ma dolora.
È piacevole incontrarsi
con Pietro Roccasalva, Giuseppe Colombo e Carlo Cappello
a Natale e d’estate
con le ragazze che ci girano intorno
dal tramonto all’alba
e dialogare…
cultura senza compartimenti stagni.
Sì sono pallido ed etereo
Dovrei mangiare di più,
sfuggo al sole… come un vampiro
senza “Solaria” sessanta anni dopo
percorro una via “Personale”
non individualista non collettivista.
Sessanta anni prima gravitavi su “Solaria”
con Gianna Manzini, Alessandro Bonsanti ed Eugenio Montale.
Ottantasei anni dopo… questa opera per il teatro…
…ieri sera, Oldseed con “economics”, un canadese folk al Lab. 8,
…ali non mie… lontano da tutto questo
dopo un’ora acustica intensa ed esistenziale
non volontariamente
mi ha fatto rammentare
i teatri nel giardino di pietra del “Val di Noto”.
Nottetempo
non resto fuori a dormire.
Tautologia …
…grado zero della metafora.
Un dandy esce elegantemente di scena. Viene eseguita “Forbidden Colours” di David Sylvian (4 minuti circa). Si chiude il sipario.
[continua]