Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Giacomo Leopardi
Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell’infinito.
Federico García Lorca
A QUATTRO MANI
Per mano. Per mano ci si sceglie, ci si trova, si cerca l’intreccio di dita.
Per mano abbiamo accompagnato figli. Nel gioco, nello studio, nell’età adulta. Lontani, nel tempo e nello spazio, senza sapere che saremmo stati noi, un giorno, a tenerci per mano. Inspiegabilmente, perché il destino ci aveva allacciati ad altre mani, che, sgomenti, abbiamo lasciate nell’Ade.
Per mano ci siamo scambiati un cenno di saluto, alla conoscenza. Per mano abbiamo tenuto la valigia che ci ha riportati a casa.
Per darci la mano abbiamo preso treni, autobus, aerei che ci fanno decollare, insieme.
Con la mano ci siamo sfiorati, abbracciati, slacciati e ritrovati. Con le mani abbiamo riempito spazi e silenzi d’inchiostro, digitato WhatsApp, raccolto documenti per partecipare a concorsi letterari e condividere il nostro intreccio di nuvole.
A quattro mani abbiamo scritto Luna arancione, titolo della lirica che apre la silloge in ricordo di una sera d’estate, in cui l’astro rifletteva una misteriosa luce arancione, insolita, come inconsueto era apparso innamorarsi nella piena maturità, a ridosso di esperienze di vita dure e sofferte.
Da quel momento, viviamo nel colore: nel rosso della passione degli abbracci, nel verde della Natura, quando le fronde trasportano, nel vento, profumi e ricordi. O nel nero della notte, in cui ci si affida all’inchiostro nell’attesa di un nuovo appuntamento, o ci si aggrappa all’altro per non affondare in ricordi dolorosi. Nell’azzurro di un cielo in cui si rincorrono le nuvole, cangianti, che si modellano in profili, diventano essenza. Nell’arancione che diventa arcobaleno, ogni volta che ci si ritrova per mano; nel bianco della pagina su cui incidere i momenti vissuti.
Le pagine bianche hanno preso corpo, linfa dal nostro inchiostro, e le liriche sono approdate a Giurie che le hanno apprezzate, premiandole. Poi è arrivato il 1° Premio Prévert 2020, che ha permesso la pubblicazione della silloge a quattro mani.
Per mano, abbiamo di nuovo incontrato quella Luna arancione che aveva osservato la nostra storia prendere forma e colore. Si è ripresentata, rasente l’orizzonte, a quello stesso Torre di Baratti Bio-Resort, in Toscana, amorevolmente disegnato da Elisabetta e Roberto Bastianoni, nel rispetto della tradizione e dell’ambiente.
Per mano proseguiremo nel viaggio che ci riporterà su quella collina di vite e d’ulivi, di silenzi, sapori e cicale. Continueremo a tenerci per mano, anche a distanza. Continueremo a scrivere, convinti che dalle nostre mani sbocceranno altri rampicanti, a volte forse inconsueti, come un prosimetro, per dare Vita nova al nostro piccolo sogno per mano.
Gli Autori
LUNA ARANCIONE
Ho deglutito ambrosia,
raspato corteccia dentro un’altra pelle,
scavalcato la mia per custodire, in un’anfora,
la luna arancione della prima sera insieme.
Ho assorbito oceano
dentro l’acqua limpida di Giannutri,
respirato deserto di quiete
nella sabbia della tua Toscana.
E sono sbocciati gigli bianchi, ovunque.
Nelle nostre risate, a tentoni, accese,
complici il voler sorridere alla vita, ancora,
coi capelli che imbiancano
le rughe della vita che scolpiscono i nostri cuori.
Siamo tornati Adamo ed Eva:
isola lussureggiante e corpi nudi
dita datate e labbra assetate
onde di mare fra lenzuola stropicciate
secchiate di miele, polvere di stelle.
Ora si scrive di te con tenerezza,
di tenerezza.
Si scrive senza inchiostro
non c’è inchiostro per descriverci.
Non c’è calligrafia che possa ripercorrere
il tuo profilo al buio,
il mio respiro accendersi,
il collo lastricato di sospiri,
la pelle che diventa petalo,
i cuori che esplodono.
Non c’è bianco di quaderno a righe
che racchiuda
dentro un’alchimia di lettere
la nostra equazione.
Siamo simboli d’infinito, corde d’emozione.
Si scrive di noi
di quanto sia inaspettata la vita.
Anemoni di mare, profughi di sogni
abbiamo ascoltato il nostro cuore battere
cercarsi, toccarsi, naufragare.
Senza remi, senza reti, senza ormeggi
restiamo abbracciati.
Esuli, arroccati, indifesi.
Innamorati, l’uno nel destino dell’altro.
Poesia vincitrice alla III edizione del Premio Internazionale Città di Firenze Ut Pictura Poesis 2019, della Menzione della Giuria per la sezione F, poesia singola, Firenze, 13 ottobre 2019
EPPURE
Non ci sono ambienti
arredi, oggetti
che testimonino la tua presenza
qui.
Non ho immagini del quotidiano
in nessuna stanza.
Non c’è il tuo respiro.
Non c’è alcun ricordo.
Non hai un tuo spazio.
Non ci sono momenti insieme
tra queste pareti.
Eppure
hai attraversato oceani di sospiri
in ogni stanza:
sei la luce dei tramonti
il primo raggio di sole fra le tende di pizzo bianco
il riflesso della luna che filtra dietro il bagolaro.
Sei la musica in cuffia mentre cucino
la lama quando taglio l’erba del prato.
Sei lo scroscio della doccia
il rumore dei miei passi che chiacchierano con te
la mano che scorre sulla pagina
a cercarti.
Sei tu.
Sei qui.
NOTE DI QUERCIA
Di notte,
ad ascoltarti, nel battito del cuore
martelletti che accartocciano il timpano.
Musica di olmo, bagolaro, quercia.
Note di silenzio rimbombano,
sussurri di parole
di bosco
di mare.
Pentagramma
dietro una tenda di pizzo bianco.
Corde di violino
arrotolate nell’anima.
Ritmi che confondono la strada di casa
e mi cercano,
dentro i sogni
i registri di scuola
gli anfratti della solitudine.
Ti prego, rimani musica
e ritma fra le mie braccia.
Rimaniamo in equilibrio
a diritto
controcorrente
un’unica lirica.
Poesia vincitrice della Menzione d’onore al 23° Premio Letterario Internazionale 2019 dell’Associazione Letteraria Italiana Penna d’Autore, Torino, 2019