Hélène Eftimakis - Cattedrali su quattro corde - Des Cathédrales sur quatre cordes
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia 12x17 - pp. 40 - Euro 7,00 ISBN 978-88-6587-1508 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina: «Voûte de la Sainte Chapelle de Paris» © Shifted – Fotolia.com La raccolta poetica è intitolata alla lirica “Cattedrali su quattro corde” premiata al Premio Internazionale Archè Anguillara Sabazia Città d’Arte, edizione 2010. Il percorso, dalla luminosità variabile, associa le Arti tramite visioni più o meno angoscianti. MOTIVAZIONE «Vive la poesia come viaggio esistenziale, linfa di nuove tracce, il respiro poetico avvolgente ne esce esaltato in tutta la sua funzione vitale. Versi leggeri ed emozionali come sospesi nell’aria che rispecchiano il senso del lirismo, della religiosità e dell’afflato tipici dei poeti francesi. Profonda e armoniosa complessità di sentimento filtrata e compenetrata in una liricità che avvolge la purezza della parola, velata di luce alla verità interiore dell’appassionante bellezza del percepire, del conoscere, del creare l’aspra seduzione della realtà. Immagini, visioni vivide e potenti, cadenze intense e lucide dal fascino sottile che si dilatano in una concezione che esprime silenzi incantati. Evocazioni, specchio di una creatività che si inoltra nelle stanze segrete dell’anima. Riverbero di luce che irradia e illumina, nel riflesso dell’amore che diviene universale». Prof. Giovanni Francesco Piano «I versi possono scoprire i sentimenti, l’intimità e l’esuberanza della vita entrando nella dimensione spirituale dell’esistenza, nel suo significato che va oltre la ricerca e la scoperta di piacevoli emozioni, in un mondo senza confini che anima la conoscenza dei segreti vitali dell’essere. Poetica comunicativa, fortemente emozionale, immediata e sincera che riconduce alla verità per un confronto, per un dialogo fra l’uomo e l’infinito pervenendo ad una precisa conoscenza di se stessi nel rapporto con il mondo circostante”. Prof.ssa Myriam Vittoria Sebastianelli Un caro ringraziamento «ai migliori pittori, scultori e architettori»* poeti e compositori. Mesdames et Messieurs: Myriam Vittoria Sebastianelli Arnaldo Cecchini Jean-Sébastien Bach
Prefazione «Sono tra quelli che non sanno molto di poesia. E che pensano tuttavia che una ragione ci sarà se per alcuni (troppo meno di quelli che dovrebbero, ma molti più di quanti ci aspetterebbe) la poesia è una delle ragioni fondamentali della loro vita. La poesia che è perno di questa raccolta si intitola “Cattedrali su quattro corde” e – come spesso succede nelle poesie importanti – le parole hanno risonanze impreviste: a me il senso della parola corda è suonato in primo luogo come sinonimo di fune, anche se dal primo verso si disvelava che il senso vero era quello del filo vibrante degli strumenti musicali, ma poi la fune riappare (legate “le une alle altre come un ponteggio”) mentre la vibrazione si trasferisce ai corpi (“la stringe e la fa impazzire d’amore”); evocazioni non troppo arzigogolate (non barocche), ma audaci, non troppo semplici né scontate, come quelle delle cattedrali gotiche. Queste poesie trascelgono temi diversi in modo non sistematico, ma acuto, attento, a volte idiosincratico (“malinconico nei pensieri e inquietante nei versi”, “passa come un’ombra una fragile masai”, “con semplicità hai portato all’intera umanità il vessillo del perdono” ed evocano paesaggi, reali e immaginari (“appare una visione di Golconda di cielo in terra”, “la gola stretta, le suicidarie falesie”, “abissi vaporosi pieni di mortali ansiosi”), si ancorano a metafore opportune non ovvie né stiracchiate (“cristi dalla giacca rossa”, “il ruscello alloggia mansueto”, “veglie orfane”). C’è disciplina, rispetto e affetto per i vincoli (come negli haiku, che – e non è irrilevante – funzionano sia in originale che nella traduzione italiana), ma non sottomissione; sono sempre stato convinto che il vincolo (in francese la contrainte) non sia una limitazione alla creatività: strette gabbie siano esse di contenuto, di stile, di struttura possono essere fecondissime per la produzione letteraria, sviluppano la fantasia e costringendo chi gioca a “penetrare” sino in fondo nell’argomento: è un po’ quel che succede in molte letterature classiche orientali o in alcuni, quelli più trattenuti, dei vertiginosi giochi di Oulipo. Questo per il poco che so, del tanto che non so.» Arnaldo Cecchini Préface «Je fais partie de ceux qui ne sont pas experts en matière de poésie, mais qui pensent toutefois qu’il doit y avoir une bonne raison pour que des gens (trop peu par rapport à ceux qui pourraient s’y adonner, mais beaucoup plus nombreux que ce que l’on imagine) font de la poésie une de leurs raisons de vivre primordiales. La poésie clé de ce recueil s’intitule «des cathédrales sur quatre cordes» et – comme cela se produit souvent dans les poèmes importants – les paroles ont une résonance imprévue: j’ai perçu au premier abord le sens du mot corde comme synonyme de cordage, même si dès le premier ver, il était clair que son sens vrai était celui de la corde vibrante des instruments de musique, mais voilà que la corde réapparait «liées les unes aux autres dans l’échafaudage», alors que la vibration se transpose vers les corps «il l’étreint et la rend folle d’amour», évocations non trop tarabiscotées (non baroques), mais audacieuses; non trop simples ni trop évidentes, comme celles des cathédrales gothiques. Ces poèmes abordent des thèmes différents selon un mode non systématique, mais aigu, attentif, parfois idiosyncratique (mélancolieux dans ses pensées et dans ses vers non jubilant», «elle passe comme une ombre, une masaï fragile», «tu as porté sans façon à toute l’humanité la bannière du pardon» et évoquent des paysages réels et imaginaires («une vision de Golconda vers le haut vers le bas», «la gorge étranglée, le monastère suicidaire», «les abimes vaporeux pleins de mortels anxieux), elles s’ancrent à des métaphores opportunes, ni banales, ni forcées («deux christs vêtus de la veste rouge», «le ruisseau loge placide», «les veillées orphelines». Il y a de la discipline, du respect et un goût prononcé pour les contraintes (comme dans les haïkus, – qui, et cela n’est pas évident – fonctionnent aussi bien dans la version italienne que dans l’original), mais pas de soumission. J’ai toujours été convaincu que la contrainte n’est pas une limite à la créativité: d’étroites cages pour le contenu, la structure et le style peuvent s’avérer extrêmement fécondes pour la production littéraire. Elles développent de fait la fantaisie et contraignent celui qui se prête au jeu à pénétrer de fond en comble le sujet. C’est un peu ce que l’on rencontre dans de nombreuses littératures classiques orientales ou bien, dans les productions aux corsets plus déliés des vertigineux jeux OuLipiens. Ces poèmes atteignent les limites des règles, des contraintes, sans excès de zèle (elles n’en sont pas moins dénuées de charme «au point le plus loin de l’humain»), mais avec audace et une pointe de transgression. Voilà le peu que je puis dire d’un tout dont je ne puis en dire plus.» Arnaldo Cecchini COMPORRE CATTEDRALI Non voglio parlare dello spazio reale, cioè del luogo in cui il suono si propaga. Diodato Arru COMPOSER DES CATHÉDRALES Mon intention n’est pas de parler de l’espace réel, c’est-à-dire de l’espace dans lequel se propage le son. Je voudrais plutôt concentrer notre attention sur les formidables capacités d’association que possède la musique: elle se détache de l’espace réel et laisse voyager l’imagination. Diodato Arru Cattedrali su quattro corde - Des Cathédrales sur quatre cordes
Sa main de cuivre illimitée transcrit les notes
La mano ramata, illimitata
Je ne suis qu’une lyre, une antiquité;
Sono solo una lira,
ichi Souffle d’Hokusaï Soffio d’Hokusaï ni Fuji enneigé Fuj’innevato
Un voyageur en redingote contemple une mer
Il disait que le bonheur
Diceva lui che la felicità [continua] Contatore visite dal 21-02-2012: 3074. |
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