Sensazioni d’estate
Lasciami qui,
seduta sul vecchio muro,
al sole di giugno.
Non mi parlare.
Voglio solo chiudere
gli occhi
aprire il cuore
diventare
il frinire delle cicale
il profumo del rosmarino
la pietra calda sotto le mie mani
il sapore sensuale e dolce
del fico.
Oceano e montagne
Da sempre li rispetto, li temo, li amo.
Infinite distese di acque,
di pietre e di ghiaccio.
Dèi quasi immortali.
Maestosi e placidi,
terribili e infuriati.
Il loro tempo è eterno,
dimensione incommensurabile.
Il nostro tempo,
così paurosamente breve.
A mio marito
A te, unico e vero nella mia vita,
a te che ascolti i miei pensieri
e indovini le mie attese.
A te che hai sempre dato tanto
e poco hai chiesto.
A te voglio approdare,
spiaggia di certezze,
io, naufraga nella tempesta
dei miei dubbi.
Ai miei figli
Quattro grandi occhi.
Azzurri.
Mi guardano.
Con amore,
con rabbia,
con dolore,
con gioia.
Nella trasparenza dell’iride
leggo parole non dette,
indovino sentimenti
nascosti.
Quanta forza in quegli occhi!
Quante speranze, attese nei loro
sguardi!
Quattro luci.
Azzurre.
Illuminano
la mia vita.
Sentimenti
Spazio di luce.
Fende la stanza
fresca nella penombra.
Guardo il piccolo cerchio illuminato
sul pavimento.
Come una vecchia foto
d’autore
tra luce ed ombra
giocano i miei sentimenti
in questo pomeriggio d’estate.
Perché poesia
Poesia
per sussurrare forti verità
dove tutti gridano deboli menzogne.
Poesia
per ascoltare ed essere ascoltati.
Poesia
per dare un senso
alle nostre battaglie quotidiane,
alle passioni che accendono
la nostra vita.
Poesia
per lenire i dolori dell’anima,
per fissare frammenti della nostra felicità.
Poesia
per amare
ed essere amati.
Perché le parole, nella poesia,
toccano i nostri cuori,
prima di aprire le nostre menti.
Clochard
All’angolo della strada,
la giacca lisa
la mano tesa.
Non comprendo la tua lingua
straniera
in quest’anonima città,
improbabile Babele d’Occidente.
Fuggi da miseria e povertà
per ritrovarle
acuite da grigia indifferenza.
Versi oscuri
Ermetismo.
Perché?
È metafora, simbolo, cosa devo evocare?
Mare, stella, monti, cielo…
Voglio chiamare ciò che vivo
con il proprio nome.
Voglio che poesia sia cantare
con semplici parole
il perpetuo stupore
che la vita dischiude.
Le poesie sono tratte dal volume “Frammenti di Vita”, di Laura Garavaglia, Collana Le Cose, Il Filo Editore, 2009