Opere di

Rocco Antonio Fabrizio Raitano


DE OMNIBUS REBUS ET QUIBUSDAM ALIIS
 
… e a dire di tutto e a dire di altro
e a proposito di tutto e a proposito di altro
volere volare e restare sempre inchiodato
su una croce … uomo o donna … inspira lamentoso
respira inquieto … sospira il dubbio
e al calar della sera il silenzio inquieto
il giorno sfinito e le parole non dette …
 
… de omnibus rebus et quibusdam aliis
e a dire di tutto e a dire di altro
e l’errore promesso e l’orrore dimesso
e il dire non detto … il fare non fatto
scivolare dal cielo sino alla terra
e dalla terra al mare … sino all’abisso
e alle cervella malate e nell’ombra del fondo
e dalle cervella al cuore
e dal cuore all’anima … e dall’abisso equoreo
all’infuocato nucleo e … sono solo parole
mai dette … sono solo parole non dette
sono solo vendette mai consumate.
 
Udire canti per cielo … per mare … per terra
e un bimbo giocare … e un bimbo inspirare …
… e un bimbo soffiare su un fuoco di paglia
-che ci fa il garrire dei gabbiani tra la polvere

e il rombo di un motore squassato
e un battito di cuore innamorato?-
 
De omnibus rebus et quibusdam aliis …
e a dire di tutto e a dire di altro
e a dire di nulla e a dire per dire
sono solo parole … sono solo parole …
… le mani a tremare … lo sbigottire
lo smarrirsi tra la folla … tra gli sguardi …
tra l’abbracci festosi e festanti …
 
… ma che ci fanno i gabbiani sulle nostre teste?
  


E SE IN QUEST’ORA TARDA
 
... mi venisse accanto altro pensiero bigio
che non fosse quello fatto già
quando lo stesso di sua tarda età mi venne ancora giovane altrettanto ligio
sotto il verde e possente banano
che sol la scala in piedi sul suo tronco
il contadino al ramo monco
porse tirandolo dal braccio alla mano
appiccicaticcio e mieloso
il buccione duro e colorato e sempreverde
e immaturo frutto sperde
cappuccio a larghe foglie del mite e fresco ombroso!
 
Di su in giù a chiamare la contadinella
l’uomo forzuto e grezzo non giungere ora al cesto
urlare una bestemmia muta e lo sciocco gesto:
-… dai! Fai presto bella!
E ora scendere dalla scala un piede giù e l’altro
gongolare … di passo in passo …
… scivolare sulla buccia dopo aver inciampato sul sasso
lo sguardo vile e torvo e poi ancora scaltro!-
 
E se in quest’ora tarda mi venisse innanzi il suo visino
e non quello occhiuto e mesto
or a scorrere affannato e lesto
abbassare le palpebre ubriaco del vino!
Il sentir cigolare le cinture della porta
e correre al pensiero magro risolto
ancora dipingere i suoi occhietti in volto
e che della memoria nel fare scorta
il tutto perso e perduto
senso … melenso … incenso …
… la cenere sul capo … non senso
servire al sogno l’incubo sordo e muto!
 
Eccolo riapparire con in mano la scarpa rotta
ed era stata quella a tirarlo giù
e non il sasso … che a tenere il piede non aveva voluto più
e aperta la bocca in avanti aveva preso la botta …
… scesa la scala all’ultimo piolo al gradasso
errando … errando … era venuto
la barba sul capo canuto
e un altro … un altro ancora … il passo …
 
… il volto scavato … lo sguardo torvo
e se in quest’ora tarda la contadinella …
… corri … corri … corri bella
nella cesta non il banano … nella cesta un corvo!


A TESTA IN GIU’…
 
… con il cuore in gola
a specchiare su un lago di lacrime
l’anime perse … l’invisibile … immoto
il cielo … immoto lo sguardo
immoto il silenzio … il silenzio …
… a testa in giù e con il cuore in gola
il rumore e il sangue a scorrere a fiumi
o il verso diverso immerso nel senso
opposto … controverso …
… smarrire … dimenticare …
lo sfiorire di virgole e punti …
… il marcare di puntini di sospensione
il sospendersi … a testa in giù …
… e il cuore in gola … e lo sguardo
ceruleo e il cielo e la terra
e il limbo nonsense:
-quale vantaggio ha l’uomo che fatica
sotto il sole?
Una generazione va una generazione
viene … quale vantaggio ha l’uomo che fatica sotto il sole?
a testa in giù … lo sguardo ceruleo
lo scendere e il salire … Maometto
non andò mai alla Montagna …
fu la Montagna ad andare da Lui!-
 
Ecco … lo specchiarsi in un lago di lacrime …
… ecco … vedere … non vedere
i piedi … le gambe … su … giù …
… vanità delle vanità: a che serve all’uomo
faticare sotto il sole …
una generazione va e una generazione
viene vanità delle vanità … tutto è vanità (?)
A che serve all’uomo faticare sotto il sole …
 
… la testa all’in giù … i piedi all’in su
una generazione è venuta … una generazione
è andata …!
l’anime perse … l’invisibile … immoto …!?
Immoto … l’invisibile … l’anime perse …!
 
A testa all’in giù … a gambe all’in su …
… la virgola non messa apposta
il punto a latitare … i puntini di sospensione …
immoto l’invisibile e l’anime perse …
… un girotondo … una canzoncina
una caramella …
… una bambolina
venite siori e siore … il non sense!


RACCOLGO LACRIME DI GIOIA
 
… dai suoi occhi da i suoi rocchetti colorati, ricami di sospiri
fili d’aria dalle labbra, a solleticare
le narici dell’anima mia, imberbe!
Sulla schiena china, i riccioli biondi
a scivolare dal capo, il mento al suo petto
poggiato, e lieve parvenza d’ali
e dall’ago alla tela, tirato sul cerchio. IO!
Giocare come un bimbo.
ludico! E l’aquilone di carta sulle palpebre …
 
… scemare e sulla spalla manca
una farfalla colorata … leggera …
… e sulla ritta spalla a pesare
il corpicino di un pettirosso …
 
… rosso come sangue … sulla tela
e il biancore scuro di chi ogni giorno
tramortiva senza amore …
… raccolgo lacrime di gioia dai suoi
occhi e le stille a riempire un bicchiere di sale
e di zucchero il suo sorriso nel divagare …
… un ricordo … un rimpianto dei suoi anni
e nel vederla … e nello sfiorare … e nello sfiorire
del silenzio
l’ago a pungere la tela … sulla spalla manca …
… il peso di un pettirosso
sulla spalla ritta la leggiadria di una farfalla
colorata!
E d’un raggio di sole filtrato dal vetro …
… dalla finestra al bicchiere … il segno
delle sue labbra di zucchero a sfiorare …
… a sfiorire … un bacio … una carezza
un fremito … un gemito … un sospiro
lo sguardo alzato sull’icona … una preghiera …
… sssttt …ttt … sssttt … il silenzio a far rumore!
 
Raccolgo lacrime di gioia
e in quello stesso cerchio … lei … l’ago …
… le sue dita … la tela bianca … rossa
il biancore candido del suo volto
il mento sui suoi seni … i capelli pettinati …
 
… il raggio biondo ad attraversare il vetro
della finestra … a cercare un angolo della stanza
sulla spalla ritta … una farfalla …
… sulla spalla manca … un pettirosso
sul suo collo candido … appeso il rosario!
 


E SE UN GIORNO
 
… come Lei perdessi la parola?
Forse … come Lei … non andrei a dirlo
a nessuno …!
E se come Lei non amassi l’inutile iato
che circonda la parola?
Non andrei a far sproloquio d’essi o ancor
d’altri come essi!
 
E se un giorno m’accorgessi di cantare
come Lei in un coro che non possedesse voci?
Forse … come Lei … non andrei
a scriverlo sui muri ingessati di fango
scorticati dai graffi delle unghia
dei gatti in amore … amore … Amore
non verrei a gridarlo a Te Amor mio …!
 
Lo senti il mio silenzio? Sono urla di follia …
… ah! La follia che rima e rimane solo un verso
o un altro diverso da quello che Lei volle
disegnare su carta o sul cuore
di chi avrebbe letto … di chi avrebbe scritto
di chi avrebbe voluto scrivere
e non l’ha fatto! Non lo ha fatto così
come l’ho fatto io … che non sono stato io
a volerlo fare …!
E se quel giorno fosse già stato?
non di lei … forse … avrei parlato
ora e … prima di poi … o dopo di ora
che conosco la frustrazione che era stata di Lei!
 
Forse! Solo forse! Soltanto forse! Solamente forse
non sarei venuto
le sue labbra amare di fumo e di rossetto rosso!
Scrivo … presente … ho scritto … passato …
scrivevo … imperfetto … distorto … e se un giorno
prima che te n’andassi
come se n’andò un dì prima di Lei
il suo Dario … forse non l’avrei amata come l’ ami tu
tu che ami la sua follia che fu … e fuggi me
che non l’amai fin quando la sua carne
non divenne … non si sfece … non si mescolò alla cenere …
 
… ma che poi!Ma che dopo!Ma che quanto dalla cenere
venimmo insieme e alla cenere ritornammo!
Io … Lei … tu … l’altro … Alda … Dario …
… e se un giorno queste parole si mescolassero al cielo
alla terra … al mare … al vento …
… non verrei a scriverlo sui muri scorticati
dalle unghia d’altri gatti in amore …!
 


E DI QUESTO TEMPO
 
… smorto e la mente a perdere ragioni
mai perdute! Ricovero delle paure
la maltrattata coscienza e … non sono Io
a scrivere d’un altro … ma l’errore è lo stesso
 
è lo stesso l’errore … l’orrore è lo stesso …
… vegna … vegna … diceva il gondoliere
all’impaurita animella e … non era gondola
quella … e non era gondoliere Quello
e non si faceva riconoscere … Caronte
sulla zattera! Canuto e in veste colorata
una maglietta a strisce … una striscia di tela
scura come caligine … il lenzuolo lacerato
di un demone … vegna … vegna … diceva
e ammansiva l’anima di colui che faceva Amleto
di nome! Di nome e di fatto … qualcuno
gli aveva dato quel nome … quel nome
gli aveva voluto dare e che se fosse stato (o no)
avrebbe maledetto il suo creatore …!
 
E di questo tempo smorto … Nessuno
a ricordare la sua Itaca … persa ogni ragione
persino Goya si sarebbe trastullato
nel dipingere un uomo stanco seduto sulla sedia
e con le braccia poggiate sul tavolo
e con il capo poggiato sulle braccia
e … tutt’intorno … e in quella stanza
un volteggiare di gufi e civette e lo strisciare di serpi
e serpentucoli …!Vegna … vegna … e la zattera
o il battello … o il battere dei denti … e l’anime
scheletriche a far festa e baldoria
in quell’inferno di fuoco e fiamme …
… in questo tempo pure il gran Maestro
dalla lunga lingua e dall’alta superbia
non sarebbe stato in grado di trovar parole …
… vile! Volo … velo … vale a dire … veliero
volare … volere spiegare ciò che è inspiegabile
raccogliere lo scempio dentro e fuori la scempiaggine!
 
In questo tempo … in questo luogo …
… e di questo dire … e di questo fare … e delle fanfare
e dei fanfaroni … e di tutto quello che sapranno dire …
 
… vegna … vegna … il gondoliere sulla gondola
la gondola sull’acqua … tra i canali … scivolare di parole
scivolare di sussurri … scivolare di sussulti …
… scivolare e scivolare e di questo tempo da Nessuno
a Circe … da Amleto a Goya … scivolare … scivolare …
… e perdersi in un mare di follia!
 


TRAFITTO E’ IL CIELO DEI MIEI INGANNI
 
… saette ho visto nei suoi occhi
insonne ho urlato le fobie … le paure
i sospetti … i dubbi … i ricordi …
… il furore …! La lunga camicia bianca
stretta … legata sul corpo d’un uomo
demente …! Un “cielo di stelle” … “incomprensione” …
… “su un precipizio” … “smarrito” … avere letto
avere scritto … avere detto … avere fatto …
il fare … il dire … (c’è chi dice e c’è chi fa)
c’è chi legge … c’è chi scrive … chi s’arrampica
e poi scivola!
 
Mi fermo … fuggo … le scale … i marciapiedi …
… la strada … il passo incerto … la sabbia … la riva
la terra dei miei avi … il mare è lì …
… il mare volle inghiottire mio padre
e il mare è lì … il mare inghiottirà anche me …
… il mare inghiottirà il mio corpo
annegherà queste cervella sfatte … riempirà
i polmoni di sale! Il tempo di finire e sarò finito
il tempo di sfinire e sarò sfinito!
 
C’è chi dice … c’è chi fa … c’è chi legge …
… c’è chi scrive … c’è chi lega la camicia al corpo
c’è chi stringe forte la cravatta al collo … chi ragiona …
… chi sragiona … chi si perde e si ritrova
chi dipinge a tinte fosche … chi guarda e più non vede
chi scioglie lacrime a inchiostro
chi scioglie sangue a fango …! M’hanno rubato la gioia
e riempito d’illusioni la mente … il bimbo guarda
l’anziano non più …! AAAAAaaaaahhhhh …
… le onomatopee in cui mi rifugio diventano grasso
che cola e l’inciampo per l’Amico e buon maestro:
  – Chissà se Egli … Lui … Esso … comprenderà …
chissà se Lui … Egli … Esso … riuscirà a comprendere il suicidio?!
Ci sto pensando …! L’assassino … no!Non sarà il cameriere ..
… il maggiordomo! La badante … la tata … la balia asciutta
pigiano le meningi nel capo … pigiano l’uva i contadini …
… scrivono la storia i dotti e i saggi ma “che storia è questa?”
Son caduto … un giorno … e ho battuto la testa
“ all’improvviso l’ìncoscenza subito dopo la demenza”
e … il sonno della mente a generare mostri …!
 
Trafitto è il cielo dei miei inganni
trafitta + la vita dai miei anni
trascinonmi i miei malanni
l’errore … di voler sopravvivere … ancora un poco!
 


LASCERO’ DIETRO LA MIA OMBRA
 
… passo … passo … nulla dovrà restare di me
sssttt … sssttt … sssttt … sssiiillleeennnzzziiiooo …
… bbbaaalllbbbeeetttaaarrreee
nnnooonnn ssseeerrrvvveee … il nonsense …
… dei cinque versi della non poesia
il non raggiungimento delle pene e delle gioie
sssttt … sssttt … sssttt … sarebbe stato meglio
continuare a dubitare … sssttt … sssttt …
… avrei fatto meglio a continuare a dubitare
come un presunto colpevole … avrei fatto meglio
a salutare la mia ombra … avrei fatto meglio
ad annunciare il mio dipartire dalla vita
perché nessuno … domani … avesse trovato
nulla da dire al gesto estremo … codardo
 
codardi … sì … quelli che m’avranno portato
sull’orlo della follia …!SSSttt … sssttt …
… sssaaarrrààà spezzato uuunnn pane di pietra
sssaaarrrààà vvveeerrrsssaaatttooo vvviiinnnooo
d’aaacccqqquuuaaa …!!! Non serve balbettare …
 
… non serve prolungare l’agonia
ssstttaaannnooottteee … ho sognato …
… ssstttaaannnooottteee hhhooo fffaaatttooo
uuunnn sssooogggnnnooo …! Non serve
prolungare questa agonia … non serve
che l’ombra mi lasci sul marciapiede
domani … sarà … di … nuovo … ieri
e nessuno … sssaaarrrààà cccooosssiii fffooollleee
dddaaa bbbaaalllbbbeeetttaaarrreee iiinnnsssiiieeemmmeee
aaa mmmeee …!
 
Lascerò dietro la mia ombra
e un debito di riconoscenza verso quelli
che mi furono accanto senza chiedere altro
che di starmi accanto … non serve a nulla
pentirsi dei propri errori … non serve a nulla
liberarsi dei propri orrori … non serve balbettare
la mia ombra è già lontana … è già lontana
la mia ombra … ha già raggiunto
il quarantesimo verso … ha già raggiunto
il quarantesimo senso …
 
… a che serve prolungare questo strazio
nnnooonnn ssseeerrrvvveee bbbaaalllbbbeeetttaaarrreee
aaa ccchhhiii èèè sssooorrrdddooo dddeeennntttrrrooo
nessuno pagherà le ingiustizie subite
nessuno riuscirà a guarirmi … a che serve
continuare in questo strazio …!?
 


DA BERGEN A OSLO
 
DENG … Tu tum … Tu tum
Tu tu … tu tu tu tum … da Bergen a Oslo
lasciata la stazione … la gola stretta …
tu tu … tu tu … tu tum tu tu … le casupole
a scorrere … i binari a intrecciarsi …
… da uno scambio all’altro … tu tu …
tu tum … tu tum … tu tum … tu tu …
… casupole a scorrere … il sole al tramonto
no … era ancora l’alba … tu tu … tu tum
 
il binario … un binario … il raggio di sole
appena svegliato … riflesso … scintillio …
casupole a scorrere … lo scorrere delle casupole …
… dalla carrozza … dalla finestrella … casupole
e binari scintillanti a intrecciarsi … gli scambi
il binario … la gola stretta … tu tu … tu tum
tu tu … tu tum! Un ponte! I binari a intrecciarsi
le casupole a scorrere … la galleria …
… le casupole non si vedono più! Tu tu
tu tu … tum tum … sssccciiioooh … ssscccchhhiiiooo
un binario … i binari … a intrecciarsi … Ulriken …
… flebili voci … una risata … due risate … un uomo
e una donna … flebili voci … parlottare … un rumore
un rumore metallico … il buio della galleria …
… tu tu … tu tu … tummm … tuuummm … DEEEng Arna …! Fuori dalla galleria …! Il sole già alto
il sole … oltre l’alto monte … il sole già alto …
dietro l’alto monte … da Bergen a Oslo …
… ma prima … Arna … subito dopo Bergen
e un alto monte dinanzi al sole già alto …
 
… non era stato il tramonto … era stata l’alba!
Sette minuti … trentacinque secondi … il cinguettio …
… sssccch … sssccch … sssccc … no …!
Il silenzio … neppure una voce … neppure
un respiro … e un uomo … e una donna …
… neppure una risata! Nessuno … nessuno
tutti … tutti …! Fermo il treno … il treno fermo …
… i binari lucidi e il sole alto … e l’alto monte
e … sssccchhh verso Arnanipa … e una voce metallica …
… e a ritta la cespugliosa roccia … e a manca uno specchio
d’acqua … e innanzi … un’altra galleria …
… e di nuovo lo scuro … e … tu tu … tu tu … tu tum
e verso Herland e Songstad … tu tu … tu tu … tum tum …
… e a ritta … ancora la roccia … e a manca
lo stesso specchio d’acqua di prima … tu tu … tum tum …
… sssccchhhhuuuooo …. ssscccooouuusssccchhh
ed Herland era già passato e Songstad era già alle spalle …
… o a ritta … o a manca … e quel monte …!
 


DA BERGEN A OSLO II
 
E i pini … e lo specchio d’acqua a manca …
… e a ritta la cespugliosa roccia
e innanzi … adesso … a manca … sopra lo specchio …
un grigio ammasso di rocce
un altro gigante di pietra …
… tu tu … tu tu … tu tum tu tum … sssccchhhaaaf
sssccchhhaaafff … le rotaie sui binari
e un ponticello già passato … sopra la carrozza
e un binario stretto … e una galleria … e di nuovo
lo scuro … e verso Romslo … e verso Risnes …
… Trengereid … Hananipa … e da galleria
in galleria … il buio … e poi … il cielo spento …
… il sole … sbiadire nebbioso … e a manca
lo specchio d’acqua … filari di pini … no …
 
… non possono essere pini! Forse solo fantasmi
delle mie paure! Tu tu … tu tu … tu tu … tu tum …
… forse i rimproveri dei miei Maestri!
Da Bergen a Oslo passando per Romslo (o no)
da Bergen a Oslo passando per Risnes
da Bergen a Oslo passando per Romslo e Risnes
e Trengereid e Hananipa e da galleria in galleria
il buio … e poi … il cielo spento … il sole
sbiadire … nebbioso … e a manca …
… lo stesso specchio d’acqua (o no)
 
e nella galleria … (un’altra … o no …)
due colpi di tosse … sssccchhhooowww …
… il buio pesto … la risata d’una donna
(la stessa di prima … l’avevo riconosciuta
o no) … la voce di un uomo (la stessa di prima
l’avevo riconosciuta o no) … Bogelia …
era là … e Vaksdal era là … e prima che venisse poi
un’altra galleria … e un’altra galleria … sssccchhhooofff
e … una risata di donna (la stessa voce di donna
che avevo già sentito … la stessa risata … l’avevo
riconosciuta … o non era stata quella
a risvegliarmi dal torpore? -Il sonno della mente
genera mostri –
da Bergen a Oslo … tu tu … tu tu … tu tum …!?
O … sssccchhhooofff … sssccchhhooofff … ssswiiisss!
 
Vaksdal era lì … Skrelen era là … Store Fosmak era qua …
… e poi Hetta … Stanghelle … Stanghelle bru …
ora lo specchio d’acqua era a manca … ora lo specchio
d’acqua era a ritta … ora lo specchio d’acqua …
… era sotto di noi … e il treno … con le rotaie
sui binari di un ponte …!



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